Si torna a parlare di primarie nel centrodestra. Spesso vagheggiate, a volte minacciate, mai convocate, le ‘elezioni aperte’ finora, sono state appannaggio dello schieramento di centrosinistra, che più volte ha fatto ricorso alle consultazioni della base, chiamata ai gazebo per decidere candidati e segretari di partito. Il centrodestra – nato poco meno di trenta anni fa con la discesa in campo di Silvio Berlusconi – invece non ha mai chiesto alla base di selezionare i propri candidati comuni.
Il centrosinistra le usa da anni, a partire da quelle del 2005, che portarono ai seggi oltre 4,3mln di italiani – massima affluenza mai registrate per le primarie in Italia – e che designarono Romano Prodi come candidato premier dell’Unione, sfidato, senza successo, ai gazebo da Fausto Bertinotti e Clemente Mastella. Una tradizione che si è confermata pure alle ultime amministrative, con le primarie che hanno portato alla candidatura del candidato sindaco di centrosinistra a Torino, Stefano Lo Russo, poi eletto primo cittadino del capoluogo piemontese, lo scorso 18 ottobre.
Nelle ultime ore, però, se ne torna a parlare con insistenza anche nel centrodestra. Da ultimo Salvini ha chiesto le primarie per tutti i Comuni dove non si troverà un nome condiviso sul sindaco entro novembre. Primarie che potrebbero riguardare città come Palermo, Lucca, Parma, Cuneo, Taranto. L’appello del ‘Capitano’ è stato subito condiviso da Giorgia Meloni, da sempre sponsor di questo tipo di consultazione popolare (tant’è che ogni volta ci tiene a ricordare che Fratelli d’Italia ”ce l’ha nello statuto”), ma ha trovato freddina, invece, Forza Italia.
L’argomento primarie, nel centrodestra, non sembra scaldare più di tanto il partito di Berlusconi. Nessuno dei vertici azzurri, almeno ufficialmente, si è espresso sul tema, che non ha mai appassionato il Cav. In passato, l’ex premier ha sempre manifestato forte scetticismo nei confronti di uno strumento di consultazione popolare, usato soprattutto dalla sinistra e considerato in troppe occasioni estremamente manipolabile.
Matteo Salvini, per la leadership della Lega, ha già due volte passato il vaglio delle primarie, ma solo di partito. In entrambi i casi uscendo vincitore: la prima a fine 2013, quando sconfisse clamorosamente il fondatore del partito, Umberto Bossi, divenendo segretario. La seconda 4 anni dopo, nella primavera del 2017, quando l’allora segretario uscente venne riconfermato dai militanti, che lo rielessero nella sfida con il ‘nordista’ Giovanni Fava.
L’altra leader del centrodestra, Meloni, trionfò invece alle ‘sue’ primarie del 22-23 febbraio 2014, quando i cittadini italiani furono chiamati a scegliere la presidente e il nuovo simbolo del partito. Per quella che resta, ad oggi l’unica consultazione popolare nella storia del centrodestra, si registrarono circa 250mila partecipanti. Ai gazebo furono invitati i cittadini italiani e della Ue, a partire dai 16 anni di età.
Nessun confronto ai ‘seggi di partito invece per Forza Italia’, anche se il tema primarie è sempre stato acceso. Da ultimo, nel luglio 2019 con lo strappo di Toti dal partito, si pensò a organizzarle, ma fu Berlusconi a dire no, dopo averle ventilate. A un passo dalle primarie Fi arrivò pure nel 2016. Berlusconi aveva pure fissato la data, il 16 dicembre, spiegando che “con le elezioni primarie aperte nel Popolo della Libertà, sapremo chi sarà il mio successore, dopo una competizione serena e libera tra personalità diverse e idee diverse cementate da valori comuni”. Ma poi non se ne fece nulla.
La verità, raccontano fonti azzurre, è che secondo Berlusconi, questo tipo di elezioni non sarebbero in grado di esprimere il miglior candidato tra quelli in gara, meglio scegliere i nomi del centrodestra da schierare in campo, come sempre accaduto fino ad ora, attraverso gli accordi tra le forze politiche che compongono la coalizione.
Serve un accordo tra partiti, in sostanza per Fi, a patto però, come insegna l’ultimo voto amministrativo, che non si perda tempo nella scelta del candidato e si parta in anticipo. ”La prossima volta i candidati li dobbiamo selezionare con scelte democratiche”, aveva detto il Cavaliere dopo il ko di Roma e Milano. Insomma, nel centrodestra le primarie restano un cantiere da aprire. Dove manca ancora il via libera ai lavori del ‘socio’ di Arcore.