Magari ingenuità, magari ammiccamenti elettorali, qualche simpatia a livello personale, ma nulla di più. Chi ha frequentazioni con i nomi dei leghisti finiti nel mirino per le strizzata d’occhio a fascisti e neofascisti, a Milano, la legge così, senza voler dare troppo peso alla cosa. Gli europarlamentari salviniani, Angelo Ciocca e Silvia Sardone e l’ex Mario Borghezio, sono finiti nell’inchiesta di Fanpage sulla Lobby nera, indicati tra i leghisti che avrebbero rapporti torbidi con l’estremismo di destra.
A puntare il dito contro la Lega e lo stesso Salvini sono ora in tanti. A partire dal M5S. “La seconda puntata dell’inchiesta di Fanpage mostra che non solo il partito della Meloni ma anche la Lega di Salvini intrattiene legami politici e finanziari di dubbia liceità con personaggi e gruppi neofascisti e neonazisti”, attaccano i Cinque Stelle. “La magistratura – chiedono da partito di Conte – faccia luce anche su questi fatti e personaggi da cui Salvini deve prendere le distanze con una netta condanna e chiedendo le immediate dimissioni dei suoi”.
Durissima Laura Boldrini, ex presidente della Camera e deputata del Pd: “In un Paese normale, dopo l’inchiesta di Fanpage, ci sarebbe stato un terremoto politico: Salvini e Meloni si sarebbero fatti da parte”. Boldrini poi aggiunge: “Noi continuiamo a dire: fuori l’ideologia fascista dalle istituzioni repubblicane”. In linea la capogruppo di Leu al Senato, Loredana De Petris che giudica “gravissimo che il leader della Lega non senta lui per primo la necessità politica e morale di prendere le distanze e mettere alla porta quegli esponenti del suo partito che sono collegati alle peggiori aree neofasciste, razziste, antisemite”.
I diretti interessati, i leghisti sotto accusa, replicano, facendo sapere di aver allertato i loro avvocati. Ciocca, già noto per le proteste ‘sovraniste’ a Bruxelles, dalla scarpa spiaccicata sul discorso del commissario Moscovici e per la cioccolata anti-Turchia, dice di avere “un messaggio del barone nero che mi riempie di insulti, per non avergli dato conto”. A sua difesa interviene uno dei vecchi leghisti, l’ex ministro Roberto Castelli che giura sulla fedeltà ai principi democratici dell’europarlamentare. “Figurarsi se è fascista”, dice all’AdnKronos.
Silvia Sardone nega rapporti con Jonghi Lavarini, anche lei annuncia azioni legali. “Ho deciso di querelare Formigli”, dice infine Max Bastoni, consigliere regionale della Lega in Lombardia, anche lui finito nel video. A difendere l’operato di Fanpage Carlo Verna, presidente dell’Ordine dei Giornalisti. Sono totalmente dalla parte dei colleghi, per il quale “la rilevanza sociale della notizia deve prevalere nell’interesse pubblico sempre”. “Mi pare tutta una cazzata, la Lega non ha nulla a che fare con il neofascismo”, taglia corto il vicesegretario della Lega, Andrea Crippa, fedelissimo di Matteo Salvini, che risponde così all’AdnKronos. Crippa minimizza: “si tratta – spiega – di una inchiesta giornalistica, non vedo intanto nulla di penalmente rilevante e noto, poi, anche una strana coincidenza, visto che il tutto esce a ridosso dei ballottaggi di Roma e Torino”.
“Io – continua il parlamentare di Monza – non attribuisco alcuna rilevanza a quanto sostengono quelli di Fanpage, quella testata ha sempre fatto inchieste senza fondamento”. Nel video si vede l’ex europarlamentare della Lega, Mario Borghezio, parlare di una ‘terza Lega’ che sembrerebbe evocare ‘terza posizione’, il movimento eversivo di estrema destra di fine anni ’70: “Se certe persone hanno in mente le terze leghe allora sbagliano – conclude Crippa – perché di Lega ce ne è una sola, quella di Salvini”.