“Per evitare di rimanere a lavorare oltre l’orario previsto, avrebbero omesso di eseguire un parto cesareo nonostante i molteplici episodi di sofferenza fetale emersi dal tracciato e avrebbero somministrato alla gestante dell’atropina per simulare una inesistente regolarità nell’esame medico”. Una procedura che, unita a “il non avere informato della situazione i colleghi del turno successivo, avrebbe causato la nascita con lesioni gravissime al neonato”. Questa la dinamica dei fatti che compone l’accusa che la Procura di Catania ha contestato a tre dottoresse dell’ospedale Santo Bambino, accusate fra laltro anche di falso nella cartella clinica. I fatti, subito denunciati dai familiari della partoriente, risalgono al 2 luglio del 2015. Il bimbo, è nato con un giro di cordone ombelicale attorno al collo, riportando come si evince dalla perizia medica – lesioni gravissime: “Encefalopatia ipossico-ischemica, tetra paresi spastica, grave ritardo neuro psicomotorio, indebolimento del tronco neuroencefalico”. In merito alla deplorevole vicenda (annunciando “l’avvio di una indagine interna”), Paolo Cantaro, manager dell’azienda ospedaliera catanese, ha tenuto subito a precisare che “Abbiamo sospeso immediatamente i tre medici, e stiamo cercando di sostituirli per continuare a dare un servizio pubblico in una struttura, come l’ospedale Santo Bambino, alla quale si rivolge ogni anno un imponente numero di donne e gestanti”. Il manager ha voluto inoltre commentare alla sottolineatura della Procura di Catania che parla anche della prassi di “redigere cartelle cliniche dopo l’evento clinicamente rilevante” come “prassi instaurata dai sanitari” per “occultare prove di responsabilità mediche”. In proposito Cantaro ha sottolineato che “c’è in corso un’inchiesta della magistratura, e una nostra interna, aspettiamo che si concludano entrambe prima di esprime giudizi”.
M.