Come raccontiamo in un altro articolo, stamane molti governatori, quelli delle zone rosse in primis, hanno duramente contestato le misure contemplate nel nuovo Dpcm. Misure in gran parte passate sotto la lente del Comitato tecnico e scientifico, che ha provveduto ad indicare i diversi gradi di ‘pericolosità’ di ciascuna regione.
Come ha spiegato – e sottolineato infatti poco fa Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità (Iss), “Il nuovo Dpcm si inserisce in un percorso condiviso da Regioni, ministero della Salute e Cts, che si ispira a modelli internazionali e si delinea in un processo in tre fasi”.
Dunque, ha spiegato il tecnico, rifacendosi al monitoraggio e alla raccolta dati effettuati dalla cabina di regia, “Il primo scenario è con Rt sotto il valore 1, poi tra 1 e 1,25 – dove l’epidemia è ancora gestibile – quindi, tra 1,25 e 1,50 in cui l’epidemia corre veloce. Questi scenari determino la velocità con cui un’infezione si trasmette. La combinazione degli scenari di rischio fa da driver principale per la definizione delle misure che non dobbiamo inventarci, ma sono definite nei documenti”.
Un quadro specifico e ben realizzato, spiega ancora Brusaferro, che ha consentito a tutti di capire che, nell’ultima settimana, “lo scenario ha classificato l’Italia con alcune regioni con alto rischio e altre moderato”. Quindi, quasi a voler ricordare a quanti oggi si lamentano, come fossero sorpresi da tali scelte, che “Su questa base ogni Regione ha condiviso questo tipo di valutazione e ha ricevuto dal ministero della Salute una comunicazione con la sua valutazione e le indicazioni“.
Quindi il direttore dell’Iss tiene anche a precisare che, al momento, ”non abbiamo dati aggiornati, la cabina di regia li produce su base settimanale, verranno prodotti nelle prossime 48 ore. Vogliamo illustrare e condividere gli strumenti che stanno accompagnando questa fase dell’epidemia nel monitoraggio. Siamo in una fase di transizione, dobbiamo intervenire per controllare la diffusione del virus, per riportarla a velocità più controllata e poter affrontare i prossimi mesi“.
Tecnicamente, ha spiegato, funziona così: “Il flusso delle informazioni che vengono identificate attraverso indicatori viene generato nei servizi sanitari generali. I dati vengono dalle Asl, assemblati dalle regioni, inviati poi in parte all’Istituto e in parte al ministero. Quindi, vengono assemblati come sintesi e vengono valutati secondo una divisione del rischio nel contesto regionale specifico. Questo viene fatto su base settimanale, in stretta collaborazione tra servizi sanitari regionali, l’Iss e il ministero. La cabina di regia comprende anche 3 rappresentanti della Conferenza Stato Regioni: sono rappresentanti della Lombardia, dell’Umbria e della Campania”. Infine, conclude Brusaferro, ”Il flusso di dati che si genera richiede dettagli rispetto alla persona infetta. Questi dati vanno raccolti, collezionati, validati e trasmessi. Siamo alla 24esima settimana di monitoraggio e, dal 4 maggio – rimarca ancora – lavoriamo in pieno accordo con i servizi sanitari e i colleghi delle regioni”.
Max