“Forse fra due mesi arriverà qualcuno che dice ‘abbiamo un vaccino’. Ma da lì a fare uno studio pilota e poi a distribuirlo, passano tanti mesi. Lo vedo piuttosto irrealistico”.
Così, intervenendo ai microfoni di TgSky24, il virologo dell’Università di Padova, Andrea Crisanti, nutre forti dubbi rispetto a quanto affermato ieri dal premier Conte secondo cui potrebbero essere possibili le prime dose del vaccino anti-covid già dal prossimo dicembre.
Il noto professionista, che ha giocato un ruolo da protagonista, aiutando il Veneto a non crollare nei mesi peggiori, sottolinea che ”La situazione è sicuramente molto preoccupante, lo dicono i numeri. Anche retrospettivamente guardando a come stavamo a fine giugno e luglio, quando avevamo 150 casi, sicuramente i numeri di oggi dimostrano che non si è fatto abbastanza per consolidare questi risultati. A questo punto rimangono le solite misure restrittive, che speriamo riducano i contagi e che non si arrivi a misure estreme di lockdown”.
Alla luce di quanto sta accadendo, inevitabilmente ci si domanda se forse – come più di qualcuno ha denunciato – gli italiani hanno vissuto la passata estate fin troppo ‘spensieratamente’, Crisanti ammette che sì, “Sulla base di quello che stiamo vedendo adesso abbiamo messo a rischio sia i sacrifici che hanno fatto gli italiani che sono restati a casa due mesi sia l’economia, un sacrificio che ci è costato 150-160 milioni“.
Dunque che fare? ”La sfida per i prossimi mesi e nei prossimi due anni – rimarca il virologo – sarà tenere sotto controllo il virus, stiamo dando un vantaggio competitivo pauroso a Cina, Giappone, Corea, cioè a tutte quelle economie che sono riuscite a controllare l’epidemia” e, precisa che “fare paragoni con altri Paesi europei è da vili“.
Max