A poche settimane dalla tragedia che ha sconvolto Genova, col crollo del Ponte Morandi, a prendere parola è stavolta Gilberto Benetton, fondatore del gruppo omonimo, attraverso le pagine del Corriere della Sera. “Il disastro di Genova deve essere per noi come azionisti un monito perenne – ha dichiarato Benetton – anche se terribile e per sempre angoscioso nei nostri cuori, a non abbassare mai la guardia e continuare a spingere il management, che ha la responsabilità della gestione, a fare sempre di più e di meglio, nellinteresse di tutti, e ripeto tutti”.
Per ciò che riguarda invece la nazionalizzazione delle autostrade e il ritiro delle concessioni, per limprenditore “oggi questo è diventato un tema politico e quindi al difuori di ciò di cui mi occupo aggiunge Benetton – come gruppo siamo sempre stati attenti e collaborativi con le Istituzioni e le autorità, e continueremo ad esserlo nel rispetto delle proprie posizioni, dei propri doveri e dei propri diritti”.
La famiglia Benetton intanto ha chiarito che non lascerà il settore delle infrastrutture: “Siamo investitori di lungo termine e le infrastrutture hanno bisogno di capitale paziente”, spiega limprenditore, ricordando che “quando prendemmo Autostrade fatturava 2 miliardi di euro, tutti in Italia”. “Oggi Atlantia, con Abertis – ha continuato – avrà un fatturato di oltre 11 miliardi di euro e con il peso delle attività internazionali pari a oltre il 50 per cento e, facciamo bene attenzione, senza dimenticare mai gli investimenti in Italia, sulle autostrade italiane, pari a oltre 10 miliardi di euro negli ultimi 10 anni: un miliardo lanno”
Riguardo Abertis, limprenditore la definisce “unoperazione importantissima per Atlantia e per lItalia, che è stata chiusa e definita e che, guidata dallamministratore delegato di Atlantia Giovanni Castellucci, proseguirà come è stato pianificato. E il frutto della volontà di costruire un campione italiano capace di competere nel mondo, nelle autostrade, negli aeroporti e in altre infrastrutture”, conclude Benetton.