Nonostante sia ormai passato un tempo lunghissimo, per chi, nel corso della seconda guerra mondiale, ha avuto la sfortuna di abitare nell’area del basso Lazio, ancora oggi le ferite da sanare sono ancora aperte, e per di più rese ancor più umilianti dal silenzio dello Stato.
Ci riferiamo ad un tema orribile, per altro già trattato (e non finiremo mai di farlo), ovvero, delle migliaia di stupri e violenze, perpetrati senza pietà anche a danno di anziani e minori di sesso maschile, da parte dei cosiddetti Goumiers, un termine ‘elegante’ per indicare i soldati irregolari arruolati reclutati nell’area del Maghreb (ne erano la colonia), dall’esercito francese fin dai primi anni del Novecento. Meglio conosciuti come ‘i diavoli’ per la loro ferocia e brutalità nel combattimento ‘corpo a corpo’, erano appartenenti alle diverse tribù di contadini di montagna.
Il passaggio dei Goumier nei comuni del frusinate (per altro ben raccontato nel film Oscar ‘La Cociara’), può essere definito come una ‘mattanza’, per l’impressionante numero di violenze, stupri, assassini e saccheggi compiuti ai danni delle popolazioni locali. Esagerazioni? No, orribile realtà. Oltre alla numerose testimonianze – anche fotografiche – dell’epoca, la verità risiede soprattutto in un sensazionale ‘documento ufficiale’, stilato (come recita la data) dal generale francese Alphonse Juin il quale, il 24 maggio del scrive e firma (comunicandolo al Comando Alleato) di aver personalmente ricevuto “innumerevoli segnalazioni di atti di brigantaggio, di rapina armata e di ratto ai danni degli italiani”, specificando tra l’altro che “ne individua la ratio in quelli che definisce i nostri sentimenti nei confronti di una Nazione che odiosamente tradì la Francia“, che con sprezzo il generale francese definisce “paese conquistato“.
Un documento prezioso, tornato alla luce pochi anni fa grazie al presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle ‘Marocchinate’, Emiliano Ciotti, che è riuscito a ‘scovarlo’ compiendo minuziose ricerche presso l’Archivio di Stato. Come spiegò lo stesso Ciotti all’agenzia di stampa AdnKronos riferendo dell’importante ritrovamento, .nascosto tra oltre 15mila fascicoli, si tratta di una carta “importantissima, che per la prima volta spiega perché le truppe francesi stupravano e uccidevano le donne italiane. In poche parole: risentimento nazionale per la dichiarazione di guerra dell’Italia“.
In realtà quello che colpisce è che il comandante del Corpo di spedizione francese in Italia, per l’appunto il Gen. Juin, non scrive per denunciare le misfatte, ma ’per lamentarsi’ di essere “stato colpito dalle lamentele a lui indirizzate dal A.M.G. relativo alle condotte di alcuni elementi francesi nei riguardi delle popolazioni civili italiane durante la recente avanzata. Sono stati commessi atti di brigantaggio, di rapina armata e di ratto contro le popolazioni che vivono nelle zone avanzate e che si lamentano amaramente presso Autorità Alleate. Vi è certamente la possibilità di esagerare i fatti, comunque fanno correre il rischio di discreditare un esercito che è composto in massima parte di truppe coloniali“. Tuttavia, vista la gravità di quanto appreso, il Generale francese poi aggiunge che, nonostante “Comunque forti possano essere i nostri sentimenti nei confronti di una Nazione che odiosamente tradì la Francia, noi dobbiamo mantenere un’attitudine dignitosa. L’esercito francese si è guadagnato sul campo di battaglia italiano la considerazione di tutti. Sarebbe facile cementare questa reputazione adottando una scorretta abitudine in un paese conquistato, verso un popolo che sta attualmente sperimentando tutti gli orrori della guerra e la cui responsabilità della sua amministrazione”. Quindi, conclude “il Comandante Divisionale e il generale comandante dei Gaume prendano pertanto i necessari provvedimenti indispensabili per por termine a tutti quegli atti che vanno a detrimento della morale e della dignità del vincitore“.
Ma la notizia che lasciò davvero interdetti, quanto dichiarò il presidente dell’Associazione Nazionale Vittime delle ‘Marocchinate’ (il cui nipote fu brutalmente assassinato dai coloniali francesi) all’agenzia AdnKronos, “Questi soldati africani, inquadrati nell’esercito francese, si macchiarono di crimini inauditi, ed in Francia possono definirli eroi, in Italia sono conosciuti come degli stupratori e degli assassini, poiché molti di loro si macchiarono di violenze di ogni genere contro la popolazione civile. Invece di esaltare le gesta dei coloniali, il Presidente Macron chieda scusa all’Italia e alle vittime“. Infatti di lì a qualche mese, esattamente per il 15 agosto, il Capo dello Stato francese, Emmanuel Macron, annunciò che a Saint-Raphael, in occasione del suo intervento per il 75esimo anniversario dello sbarco alleato in Provenza, avrebbe chiesto – scrisse l’dnKronos – “di chiedere ai sindaci francesi di intitolare vie e piazze ai soldati africani inquadrati nell’esercito francese e che parteciparono alla liberazione della Francia nel 1944. Questi militari – disse Macron per l’occasione – hanno fatto l’onore e la grandezza della Francia, i nomi e i volti di questi eroi africani devono far parte della nostra vita di cittadini liberi, perché senza di loro non lo saremmo. Faccio appello ai sindaci di Francia affinché facciano vivere con i nomi delle nostre strade, delle nostre piazze, dei nostri monumenti e delle nostre cerimonie, la memoria di queste persone che rendono orgogliosa tutta l’Africa“.
Affermazioni ceto non felici che, legittimamente, l’associazione nazionale vittime delle marocchinate ha subito contestato: “I soldati africani, provenienti principalmente da Tunisia, Marocco, Algeria e Senegal e in piccola parte da altre colonie francesi – argomentò Ciotti - erano inquadrati nel Corpo di Spedizione Francese in Italia. Le violenze contro gli inermi cittadini italiani, conosciute con il termine ‘marocchinate’, iniziarono con lo sbarco in Sicilia nel luglio del 1943 e proseguirono nel 1944 in Campania, Lazio e Toscana, raggiungendo l’apice in Ciociaria. Mentre Macron chiede di intitolare vie e piazze francesi ai magrebini francesi, su richiesta dell’associazione presieduta da Ciotti molti consigli comunali italiani stanno deliberando affinché sia istituita una Giornata nazionale in ricordo delle vittime delle marocchinate“.
Questo circa 3 anni fa, e forse oggi, che finalmente il Paese si trova a vivere il varo di un governo votato democraticamente, che del principio di Patria ne fa uno dei suoi punti cardine, l’Associazione Nazionale Vittime delle marocchinate spera finalmente di poter aver finalmente ragione delle sue richieste.
Così, nel pomeriggio, davanti al cimitero militare francese di Venafro (Isernia), si è tenuto un pacifico sit in di protesta per chiedere alla Francia di riconoscere le violenze (circa 60 mila), compiute dalle truppe coloniali francesi nel 1944.
A determinare la ‘pacifica mobilitazione’, la visita della Console generale di Francia a Napoli, Madame Lise Moutoumalaya, al cimitero militare di Venafro, dove sono seppelliti 3414 soldati francesi caduti nella Campagna d’Italia. Gli iscritti all’ANVM hanno alzato dei cartelli con i quali hanno voluto denunciare il silenzio che è calato su queste vicende, ricevendo la solidarietà di diversi cittadini di Venafro.
Come scrive ancora il presidente Ciotti, “Chiediamo alla Francia di riconoscere i crimini commessi dai suoi soldati coloniali. Questi soldati si macchiarono di violenze terribili: stupri, aggressioni, furti, rapine, razzie e omicidi. Tutte vicende che per troppi anni sono state volutamente sottaciute e che adesso il Governo Francese dovrebbe riconoscere pubblicamente. Sarebbe un gesto di pacificazione importante che servirebbe a ridare dignità alle vittime e serenità alle famiglie che ancora piangono le violenze subite dai loro cari, ingiustamente dimenticati anche dall’Italia.”
Max Tamanti