Ottiche, macchine tessili, calcolatori meccanici, orologi astronomici ma anche attrezzi quotidiani, come contatori del gas e fotocamere innovative, tutto questo è possibile trovarlo nel Museo della tecnologia di Officine Galileo, sorto dodici anni fa dallinesauribile laboratorio creativo di Leonardo. Lo scopo è mantenere e mostrare testimonianze datate 150 anni or sono della ricerca scientifica di Leonardo, nata dalle rinomate aziende fiorentine, adoperando la tecnologia come cardine. “Il museo delle Officine Galileo è sicuramente una testimonianza molto importante della storia di questo sito commenta Manlio Cuccaro, capo Divisione Elettronica per la Difesa Terrestre e Navale di Leonardo-. un sito ricco di tradizioni e competenze, e le persone che lo hanno animato per anni hanno sviluppato i prodotti più variegati, testimoniando la grande creatività di queste persone e rappresenta uno sprone per le future generazioni che lavoreranno in questo luogo”.Un mondo che non si pone limiti, unito a nomi di grandi personalità ma che si sostenta da sè nei macchinari che la società produce e attraverso cui concorre a nuove ambizioni oltre confine. Nell area di Leonardo di Campi Bisenzio il visitatore può ammirare gli antenati degli artefatti contemporanei , dai radar ai visori ottici, dalle apparecchiature di volo alle radio. Un ricco campionario che, sin dal 1864, lallora nascente Officina Galileo ha creato.”Questo museo ha, come particolarità riconosciuta da tutti i visitatori, quella di essere un luogo vivo – commenta Luciano Romeo, direttore tecnico delle Officine Galileo – per due motivi. Intanto dietro ogni oggetto esposto cè una storia da raccontare che durerebbe ore, e poi perché si evolve continuamente, ci sono apparati che acquisiamo di continuo”. Le Officine Galileo sono state costituite “quando in America ancora combattevano con gli indiani dice Romeo- ed esportavamo fino in Giappone. Ci sembra importante mantenere vivo il ricordo di questo storico nome ormai scomparso, nelle nuove generazioni e nei nuovi dipendenti che ora lavorano in Leonardo”.