“La Cina è un Paese interessante, generalmente è definito pericoloso per le sue azioni. Hong Kong è un buon esempio di un’azione intrapresa dalla Cina per cui il Paese può essere definito molto pericoloso, non è il popolo cinese, ci sono 1,3 miliardi di cinesi. Speriamo che cambi il suo modo di operare”
Così Lewis Eisenberg, ambasciatore americano a Roma, nel corso di un’intervista rilasciata in esclusiva all’agenzia di stampa AdnKronos.
Del resto che al posto ‘dell’amato’ nemico numero uno: la Russia’, ora per gli americani ci sia la Cina, non è certo una novità. Lo si capisce dalle recenti affermazioni del segretario di Stato, Mike Pompeo, che pochi giorni fa nel corso di un intervento l’ha definita “una nuova tirannia”.
Oltretutto, rimarca l’ambasciatore a Roma, “c’è il Partito comunista cinese che intraprende azioni nel Pacifico per assumere il controllo di isole che sono territorio internazionale, che viola l’accordo che il Regno Unito aveva con la Cina su Hong Kong, che attua il furto di proprietà intellettuale, causando danni economici ad altri Paesi: tutto questo la rende pericolosa”.
Ad esempio, prosegue il diplomatico statunitense citando le varie ‘fonti di pericolo’ rappresentato da Pechino, cita il colosso telefonico Huawei che, assicura, “rappresenta una minaccia alla sicurezza”, ed è quindi preoccupante che potrebbe esser lei a sviluppare il 5G nel nostro Paese, tanto è che Eisenberg chiede direttamente al nostro ministro degli Esteri, Di Maio la garanzia di “un perimetro di sicurezza cibernetico europeo. Aspettiamo di vedere come si procederà esattamente – aggiunge poi l’ambasciatore – ma per noi Huawei rappresenta una minaccia alla sicurezza”. Il rischio, ribadisce, è che ”I cinesi, il Partito comunista cinese avrebbero accesso al nucleo dei loro centri nevralgici. E noi non possiamo permetterci che agli scambi così importanti che abbiamo con l’Italia attraverso ogni canale possa avere accesso un’altra parte“.
Dunque, denuncia ancora Eisenberg, “ce ne è abbastanza che possa essere portato come prova dall’Italia, da altri Paesi europei, dagli Stati Uniti, nell’ambito dell’Organizzazione mondiale per il commercio e dell’Organizzazione mondiale della sanità, dove la presenza cinese finisce per creare svantaggi ad altri membri di queste organizzazioni. La Cina – ripete ancora il diplomatico – rappresenta un pericolo significativo, ma speriamo ci sia un’opportunità per cambiare il modo in cui opera, in modo che ci sia un soggetto che partecipa in modo costruttivo allo stato di diritto a cui aderisce il resto del mondo”.
Altro tema ‘caldo’, il coronavirus, con gli Usa ancora oggi in gravissima difficoltà. Al punto che, nei giorni scorsi, l’economista Premio Nobel, Krugman, dalle colonne del New York Times ha spiegato di non capacitarsi come mai l’Italia, nonostante le numerose e gravi difficoltà che ha, ha saputo fare molto meglio degli Usa.
E l’ambasciatore in parte ribadisce le stesse convinzioni (anche se Krugman chiudeva il fondo imputando tute le responsabilità all’incapacità di Trump), affermando che “L’Italia è stata un modello nella crociata contro il coronavirus e, sono fiducioso, continuerà a essere un esempio“.
Quindi Lewis Eisenberg, rivela che, ”Sono stato qui durante tutto il periodo della pandemia. Dal giorno in cui ho messo piede in Italia e anche prima ho provato grande affetto per il Paese. Vivendo qui durante il Covid ho poi affiancato all’affetto un’incredibile ammirazione, il popolo italiano è molto indipendente e forte, è convincente e allo stesso tempo indipendente, ma ha ascoltato unito il governo, il presidente Conte, il ministro Di Maio, il Parlamento ed il popolo hanno agito uniti, tutti insieme. E così hanno abbattuto questo virus maligno meglio di chiunque altro finora, l’Italia – riconosce Eisenberg concludendo – è un grande esempio di cosa fare e sono fiducioso che gli italiani continueranno a essere un esempio in prima linea in questa crociata”.
Max