Le auto elettriche salvano gli investimenti nella green economy

    Nonostante le grosse compagnie hanno ancora una certa titubanza nell’accettare pienamente fonti derivanti dalla le green economy, il mercato automobilistico sta sfondando nel settore elettrico. Una crescita, quella delle auto elettriche, destinata a salire ancor di più se non esistessero i paletti di governi, istituzioni e competitor, che ancora favoriscono i vecchi modelli di automobile.Gli ultimi numeri del trimestre appena trascorso, diffusi da Bloomberg, mostrano la reticenza del mercato per l’ellettrico: nella fascia di tempo tra luglio e settembre, si è investito in energie pulite in solo, si fa per dire, 67,8 miliardi di dollari, equivalente ad una diminuzione del 6 % rispetto lo scorso anno. Il calo trimestrale ha avuto ripercussioni anche sugli investimenti degli ultimi nove mesi, che hanno segnato il meno 2% rispetto al 2017. Bloomberg però prevede il raggiungimento del pareggio di bilancio a fine anno. Ciò dovrebbe essere dovuto all’ingresso in Europa di impianti eolici off shore di nuova generazione, specie nella zona nel Mare del Nord, con turbine più potenti e pale molto più alte, utili a catturare correnti d’aria molto forti. L’ultimo ingente investimento nell’eolico c’è stato in Olanda, dove sono stati spesi 1,5 mld di dollari per un parco da 730 megawatt. Conseguenza del governo olandese di bandire tutti i progetti che ricorrono al gas entro il 2050. Altri grossi impianti sono stati realizzati a Taiwan e i Texas. Ma gli affari legati alla green economy, se non sono sprofondati, è solo grazie alla crescita del mercato dell’auto elettrica, che compensa così il calo registrato nel fotovoltaico. Chi investe maggiormente nel settore automobilistico elettrico è la Cina: tre aziende cinesi di veicoli elettrici hanno raccolto nei primi tre mesi dell’anno un totale che ammonta a più di 2 miliardi di dollari da investitori di mercato pubblico, mentre il Wall Street Journal ha contato che i produttori del settore di electric vehicle nel territorio cinese sono esattamente 487. Non per nulla, è uno dei dieci settori chiave indicati dal presidente Xi Jinping per promuovere “il dominio nazionale e la competitività globale” nei 10 settori chiave dell’economia, sta fornendo un nuovo impulso alle startup della mobilità elettrica. Non per nulla, la Cina sta dominando anche il settore delle batterie per i veicoli elettrici: sempre secondo una fonte Bloomberg, tra esistenti e progetti in corso, può contare su oltre 220 gigawatt di celle prodotte, con gli Stati Uniti e la Corea del Sud che seguono a grande distanza (rispettivamente con 45 e 24 gigawatt). Ecco spiegato perché la Ue sta promuovendo un consorzio tra i principali produttori di auto per creare una batteria “europea”, in modo da difendere l’industria continentale dall’assalto che arriva sia dall’Asia che dall’America. E lo fa garantendo sussidi alle imprese per la ricerca. Infine si conferma anche l’altro grande “driver” della crescita: così come nei trimestri precedenti, i maggiori investimenti legati alla green economy sono stati legati alle reti intelligenti e alle microgrid. Una rivoluzione che non conosce confini: settimana scorsa è stata annunciata la realizzazione del più grande microrete al mondo, che consiste di un sistema solare dispacciabile da 35 mw di energia rinnovabile e 45 mwh di accumulo, combinato con l’attuale produzione a diesel per trasformare la rete in un sistema smart, integrato con oltre 100 mw di potenza installata. Verrà realizzato a Palau, repubblica “insulare” a 500 chilometri dalla Polinesia, uno degli stati più giovani (ha ottenuto l’indipendenza dagli Usa nel 1994) e meno popolati del mondo. E dove portare l’energia è stata garantita per decenni solo dai generatori diesel.