Gli è bastata un’occhiata per capire l’esito: “Col Napoli avevamo già perso nel riscaldamento”. Una resa preventiva, amara. La testa non va dopo l’Europa League, Sarri lo denuncia da tempo. Questa Lazio è fragile e ha le energie limitate. Serve tempo per inquadrarla. In questo calcio ce n’è poco, si gioca spesso ogni tre giorni.
Sarri, nella conferenza che anticipa la gara con l’Udinese di domani, spiega: “Abbiamo fatto tre partite dopo nazionali e tre punti, dopo l’Europa League quattro punti. Nelle restanti ne abbiamo 14. Se si guardano partite normali abbiamo una bona media punti, le restanti sono da media salvezza. Fatte buone partite e altre scariche dal punto di vista nervoso. Nel calcio di oggi è una problematica importante, non come una volta. Cerchiamo di capire i motivi e il resto, ma non è semplice”.
Poi arriva la metafora klollpiana: “Il Liverpool con Klopp non vinse subito. Il primo anno fece undicesimo, il secondo anno ottavo. Serve una visione più ampia. Non sono Klopp, questo è chiaro. Il problema non è tattico. La squadra è passiva e perdi, la tattica non c’entra”. Chiede tempo l’allenatore biancoceleste, ci vorrà un po’ per vedere la vera Lazio.
Sarri non cambia, aggiusta, modifica. La sua idea la porta avanti. Non è disposto a cedere per un avvio così e così: “Noi italiani siamo maestri nel dire “si fa una cosa male, cambiamo”. E invece le cose vanno aggiustate. C’è da mettere apposto questo. Felipe Anderson? Se avessi il telecomando era già riattivato. Ha grandi doti, ma un carattere limitato forse per la sua sensibilità. E diventa fragile. Difficile fare anche delle scelte su di lui, se lo togli rischi di perderlo del tutto o il contrario, rischi di mandarlo in campo. Dura metterlo fuori, è un potenziale fuoriclasse. Un difetto ce l’ha, altrimenti non era qua”, conclude.