Se ai campioni di tutto stendi anche il tappeto rosso allora l’imbarcata è dietro l’angolo. E no, così non ci si diverte. Spensieratezza, era la parola chiave ripetuta da Inzaghi prima della gara con il Bayern Monaco. Eppure di spensierato, nel senso però di avventato, c’è stato solo il retropassaggio ingenuo di Musacchio, frenato da una nuvola d’acqua in un campo che non vedeva pioggia da giorni, che ha regalato il gol a Lewandowski al nono minuto. La partita, di fatto, si è chiusa lì, prima che potesse iniziare davvero.
Troppo forti i tedeschi, troppo distante la Lazio da squadre così. Nemmeno il pareggio e la sconfitta negli ultimi due turni in Bundesliga hanno scalfito le certezze del Bayern, che in campo europeo si straforma e diventa invincibile. Non è un caso che il ruolino di marcia dei bavaresi da quando c’è Flick in panchina parli di 13 vittorie consecutive.
Ingiocabili, così li aveva definiti Inzaghi prima di iniziare, così si sono dimostrati. Anche se a rendere tutto difficile ci ha pensato la Lazio stessa, che ne ha presi quattro sì, tre però li ha letteralmente regalati. Il primo di Musacchio, un cadeau che Lewandoskwi ha scartato con estrema facilità, la stessa con cui il giovanissimo Musiala, 17 anni, ha battuto Reina dopo il buco di Patric.
E alla fiera degli orrori si è aggiunto anche l’arbitro israeliano Grienflied che ha negato alla Lazio un evidente rigore su Milinkovic-Savic al minuto 18. Poteva valere il pareggio, ma è troppo poco per aggrapparsi alla sfortuna. L’abissale differenza tra le due squadre rende il ritorno a Monaco del 17 marzo un’impresa impossibile, nonostante il gran gol di Correa. Meglio pensare al campionato, lì sì che la Lazio incontrerà squadre di questo pianeta.