“Confidiamo nella giustizia sportiva affinché venga ristabilita la corretta ricostruzione dei fatti e venga riconosciuta la totale estraneità rispetto agli addebiti contestati”. Così la Lazio, attraverso le parole del portavoce del presidente Lotito, Roberto Rao, ha respinto le accuse mosse dalla Procura federale nell’ambito del caso tamponi.
La Lazio è stata deferita al tribunale Figc per responsabilità diretta e oggettiva; al presidente Lotito viene contestata la mancata vigilanza sul rispetto delle norme in materia di controlli sanitari e delle necessarie comunicazioni alle autorità locali competenti. I medici Ivo Pulcini e Fabio Rodia sono accusati invece di mancata osservanza dei protocolli sanitari.
I fatti contestati risalgono allo scorso 26 ottobre 2020: dopo i tamponi effettuati dal laboratorio Synlab prima della gara di Champions con il Bruges, la Lazio, secondo il procuratore Giuseppe Chinè non avrebbe comunicato alla Asl la positività di otto tesserati, rendendo impossibile le modalità di isolamento fiduciario.
Stessa contestazione prima della gara di Champions con lo Zenit del due novembre: anche in questo caso secondo la procura la Lazio non avrebbe comunicato le positività di otto tesserati. Tre invece i positivi non comunicati il 30 ottobre, prima della partita contro il Torino. La risposta alle accuse del club biancoceleste è stata affidata ad una nota: “Rimaniamo in attesa che venga fissata l’udienza per la trattazione dinanzi al tribunale federale”. Le possibili sanzioni variano in base alla gravità della violazione. Si va dall’ammenda fino all’esclusione dal campionato, per i casi più gravi.