Intanto un po’ di storia. Come spiega la Treccani (dunque una fonte più che attendibile e seria), “Bella ciao è una canzone notissima che, diffusa in diverse versioni in tutto il mondo, rimane al tempo stesso un simbolo identitario forte di un momento storico e di una parte importante della società italiana. In realtà Bella ciao è diventata l’inno ufficiale della Resistenza solo vent’anni dopo la fine della guerra. Durante la Resistenza la sua diffusione è stata limitata; era nota in alcuni reparti combattenti di Reggio Emilia e del Modenese, nella leggendaria Brigata Maiella e in altri gruppi partigiani delle Langhe. Cesare Bermani, uno dei più importanti esperti di storia orale e di canzoni popolari, a proposito di Bella ciao, ha parlato di invenzione di una tradizione; Bella ciao fu favorita dal suo carattere unitario, dalla sua capacità di rappresentare tutta la Resistenza, a differenza del molto diffuso Fischia il vento, legato alle formazioni garibaldine”.
Il ‘caso Pausini’, affermando di non cantare ‘canzoni politiche’ ha peccato di ‘lesa maestà’ nei confronti di Bella Ciao!
Ma, al di la questo, non si capisce perché, specie in un momento storico in cui ogni termine od espressione passa sotto l’ipocrita censura di certa politica, se una persona esprime un parere personale o (come vedremo), peggio, palesa una scelta personale rispetto ai rigidi stilemi di chi la pensa diversamente, paradossalmente viene per questo automaticamente ‘discriminato’!
E’ quanto capitato all’amata pop-star italiana, Laura Pausini la quale, invitata ad intonare ‘Bella Ciao’ in un programma spagnolo, ha declinato affermando che “non canto canzoni politiche”. Nulla di che anzi, forse una scelta anche intelligente: perché una star planetaria come lei, dichiaratamente lontana dalla politica (o dal gossip della politica), deve ‘accontentare’ una parte di persone, e scontentarne contemporaneamente un’altra? Così ‘una cosa da nulla’, a testimonianza della gravità dei toni che stanno caratterizzando questa vuota – di contenuti – campagna elettorale, si è invece trasformata in una sorta di ‘terremoto’.
Il ‘caso Pausini’, la ‘serietà’ della Concia: “”Adesso il problema è Laura Pausini? Le bollette non vi sono ancora arrivate?”
Da stamane infatti, mentre il caro energia continua a stritolarci, come testimoniano i social – Twitter in primis – persino i nostri leder politici hanno ‘dedicato’ tempo e commenti a questa vicenda. Al punto che l’ex parlamentare del Pd, Anna Paola Concia, è intervenuta scrivendo giustamente: “Adesso il problema è Laura Pausini che non canta Bella Ciao. Davvero? Di tendenza? Le bollette non vi sono ancora arrivate?”
Dunque, fra apprezzamenti, insulti e l’immancabile ironia, a migliaia hanno voluto dire la loro. Resta però l’amaro in bocca per il diretto intervento dei politici – e giornalisti – al dibattito social che, fra parole di solidarietà, od aspre critiche, hanno puntualmente trasformato il nulla in un caso politico nazionale.
Il ‘caso Pausini’, le parole dell’artista scatenano anche le repliche – opposte – di alcuni giornalisti
Da una parte, a sostenere l’improvvisa ‘solitudine’ della cantante romagnola, prima Matteo Salvini, e poi Giorgio La Porta, fondatore di centrodestra.it: “La colpa di Laura Pausini non è non di non aver cantato Bella Ciao, ma di non aver mai dovuto elemosinare successo alla sinistra al Concertone del 1maggio, alle feste dell’Unità e così via. È la differenza tra chi è bravo e chi è servo… Forza Laura e W la libertà!“. E se dalle pagine del Secolo d’Italia Hoara Borselli denuncia: “Laura Pausini alla gogna per non aver intonato Bella Ciao. La sinistra inorridita non si capacita di come possa esistere un’artista non politicizzata che non insulti la destra o la Meloni. Invece esiste…”. Di contro, il giornalista Giuseppe Candela (scrive per ‘Dagospia’ e per il sito del Fatto Quotidiano), ‘attacca’: “Non voleva essere usata. E invece il colpo d’immagine è durissimo. Perché che sia brava è un dato di fatto che abbia fatto una figura di mer.. pure. A volte conviene ammetterlo e scusarsi“.
Il ‘caso Pausini’, gli haters incalzano: “È un inno di libertà contro le oppressioni, non cantarla è una scelta politica”
Dall’altra parte invece, quanti ‘l’hanno presa male’, argomentando ad esempio che “Bella Ciao non è una canzone politica. È una canzone di resistenza e di libertà di un popolo contro l’invasore. È un inno di libertà contro le oppressioni. Scegliere di non cantarla è una scelta politica“. Oppure, “Laura Pausini mi ricorda quelli che dicono che non sono né di destra, né di sinistra e, in genere, sono di destra“. “All’estero vedono Bella Ciao per quello che è, una canzone di liberazione”. E ancora, qualcuno – totalmente ‘fuori dai fatti’ vista la citazione – si appella ad un precedente intervento dell’artista: “Laura Pausini si rifiuta di cantare Bella Ciao perché è ‘Troppo politica’. Quando invece scriveva ‘Parlateci di Bibbiano’ non voleva attaccare il Pd, giusto?”
Il ‘caso Pausini’: fortunatamente c’è anche chi ci scherza. Curioso il silenzio dei colleghi dell’artista
Fortunatamente, scegliendo la cosa migliore, c’è anche chi ci scherza: “Ora chi lo dice a Povia che la nuova icona della destra è Laura Pausini?“, scrive un ragazzo, mentre un altro ironizza: “Non canto ‘La donna cannone’ perché sono contro le armi“.
In tutto ciò da notare invece l’assenza dei più ‘famosi’ colleghi dell’artista italiana i quali, onde evitare ‘scomode esposizioni’, hanno per il momento preferito rimanere defilati.
Max