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Latte macchiato dalla crisi, l’allarme di Coldiretti: “Siamo al collasso, nel 2022 molte stalle chiuderanno”

E’ veritiero che l’aumento dovuto al rialzo del costo della materia prima oscilla tra i 4 e i 5 centesimi al litro ma oltre a questo ci sono una serie di industrie che in modo ingiustificato e inspiegabile stanno pagando il latte meno di quanto lo pagavano nel 2020. Addirittura con un prezzo che oscilla intorno ai 36 centesimi”.

Crisi del latte, la denuncia degli imprenditori agricoli: “La situazione è davvero grave, insostenibile”

Premessa l’ormai atavica e ben nota ‘furbizia’ (chiamiamola così), attraverso la quale aziende e multinazionali, dettando prezzi e costi finiscono per costringere i produttori ad ‘allinearsi’ alla sopravvivenza, c’è finalmente da sottolineare l’allarme lanciato da questi ultimi che, attraverso la Coldiretti, denunciano: “Stiamo rischiando il collasso, la situazione è davvero grave, insostenibile per il settore, ed è dovuta in parte all’aumento delle materie prime ma soprattutto alle remunerazioni troppo basse, sotto ai 40 centesimi, pagate dalle industrie lattiero casearie”.

Crisi del latte, è il Nord a pagare di più: per produrre i ‘costosi’ formaggi dop un litro viene pagato max 75 cent.

I prezzi, bassi, che vengono applicati per l’acquisto del latte, sono ovviamente una costante che attraversa tutto il Paese anche se, visto che circa il 70% della produzione è concentrata in gran misura la Nord (il 50% solo in Lombardia), qui la crisi si fa sentire maggiormente. E’ vero che il latte ritenuto di qualità superiore, e dunque destinato alla lavorazione di formaggi Dop, viene pagato di più, ma si tratta comunque di ‘centesimi’. Basti pensare che per la produzione di formaggi pregiatissimi (poi venduti a cifre altissime), il latte viene pagato dai 45 ai 75 centesimi al litro! Come rimarca infatti Coldiretti: “la remunerazione non è soddisfacente rispetto al prodotto posto in vendita”.

Crisi del latte, Coldiretti: “L’imprenditore agricolo è in sofferenza, nel 2022 si rischia la chiusura delle stalle

Come spiega infatti il presidente Ettore Prandini, “L’imprenditore agricolo è in netta perdita, e quindi o riusciamo ad arginare tutto questo e a creare le condizioni per le quali, in tempi brevi, già da ottobre, si riesce ad aumentare la remunerazione e si crea il presupposto per continuare così nel 2022 oppure il rischio è che tante stalle andranno in difficoltà, ed estrema ratio potrebbero chiudere”.

Crisi del latte, Coldiretti denuncia anche l’aumento dei costi dei mangimi, penalizzati dalla siccità

A parte i costi di ‘esercizio’ ai quali i produttori debbono rispondere (acqua, energia elettrica, veterinari, tasse, ecc), c’è nel frattempo da segnalare – complici però le avversità climatiche – anche l’aumento dei costi dei mangimi, “Un aumento – spiega Coldiretti – che riguarda soprattutto mais e soia che incidono di più ma anche per la fienagione quest’anno, con l’andamento climatico siccitoso e con le zone più vocate per la produzione che hanno prodotto meno rispetto all’anno scorso, si prevedono “criticità”. Ora, in attesa dell’incontro del 30 col ministro, ci si augura che intanto, almeno a livello regionale, i vari incontri previsti sfocino in una comune linea di richieste.

Crisi del latte: sollecitato da Coldiretti, il ministro Patuanelli ha convocato le parti per il 30

Infatti, captato questo accorato grido di allarme, il governo, sollecitato da Coldiretti, attraverso il ministro delle Politiche agricole – Stefano Patuanelli – ha convocato le parti per il 30 settembre. Dal canto suo il numero uno di Coldiretti tiene a ptunualizzare che !In questo momento penso non ci sia la necessità di arrivare a uno scontro frontale tra i vari soggetti della filiera, ma serve, mai come in questo momento, senso di responsabilità”. Dunque, rimarca Prandini, ”Serve consapevolezza nel fare uno sforzo, guardando a una prospettiva futura per fare accordi più lunghi, visto che oggi in Italia, si fanno generalmente di 3 mesi in 3 mesi perché si cerca di speculare sull’andamento del mercato ma così si costruisce poco…“.

Max

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Max Tamanti