LATINA: PRESIDENTE PROVINCIA SOSPESO, DA PREFETTO ATTO GRAVE

’’Un provvedimento esorbitante e grave, che priva delle funzioni fondamentali la massima espressione del governo locale, senza una seria valutazione di merito, facendo di tutta un’erba un fascio e non distinguendo che l’applicazione della legge Severino va valutata caso per caso’’. Cosi’ il presidente della Provincia di Latina, Armando Cusani, ha commentato il provvedimento adottato il 31 ottobre scorso dal Prefetto di Latina, che lo ha sospeso dalla funzione istituzionale per 18 mesi a seguito di due condanne. Nella conferenza stampa Cusani e’ anche sembrato confermare la sua volonta’ di ricandidarsi: ’’Nelle prossime ore terminero’ il giro di consultazione e adottata la decisione la comunichero’ a tutti – ha detto – Sono assolutamente convinto che in questa fase ci sia da fare una valutazione tra gli interessi della comunita’ rispetto al programma di governo che stiamo portando avanti. Vi sono in corso lavori nelle scuole importantissimi, lavori nella sicurezza stradale, provvedimenti da adottare per il sociale. Questi gli interessi che sono prevalenti per il bene comune, e noi abbiamo sempre agito per il bene comune’’. Secondo il presidente della Provincia, quello del prefetto e’ stato un atto ’’grave’’ anche ’’per com’e’ stato portato all’attenzione del presidente della Provincia di Latina’’. ’’Il Prefetto – ha spiegato – non aveva alcun obbligo di chiamare il presidente della Provincia per comunicargli la sua decisione, ma tutti sanno che c’e’ un obbligo morale, un obbligo legato ai rapporti tra le persone e le istituzioni. E poi ancor piu’ grave e’ che quest’atto e’ compiuto nei tre giorni di chiusura della sede provinciale e comunale. E ancora piu’ grave e’ che questo documento vada nelle mani di un solo giornale locale’’. Il riferimento e’ a ’Latina oggi’, il quotidiano che per primo ha dato notizia della sospensione e con cui Cusani ha da tempo una querelle. E proprio al giornalista del quotidiano pontino e’ stato precluso l’ingresso alla conferenza stampa, poi disertata, per solidarieta’, anche da altri cronisti.