Fermo ed incisivo il discorso pronunciato oggi da Luca Poniz, presidente dell’Associazione nazionale magistrati, aprendo il 34esimo congresso a Genova.
“Per la nostra Costituzione – ha affermato Poniz – per princìpi di civiltà che credevamo acquisiti, nessun condannato può marcire in carcere, e invocarlo pone chiunque lo faccia fuori dalla Costituzione; così come non possono esistere trofei giudiziari da esibire, o condannati da esporre all’applauso delle folle. Appare dunque irrinunciabile sottolineare che il modello costituzionale di diritto penale ripudia esplicitamente l’idea dell’esemplarità della pena – sottolinea Poniz – che contraddice ontologicamente il principio di personalità della responsabilità e della sua sanzione, e prevede come una delle funzioni essenziali della pena la rieducazione del condannato. La riforma della prescrizione, ‘svincolata dall’insieme di riforme strutturali necessarie, come infatti da noi contestualmente richieste, e inserita incidentalmente nel testo di una Legge, la cosiddetta Spazzacorrotti’ che disciplina materia affatto diversa, rischia di produrre squilibri complessivi‘. Anche se ‘sarebbe errato attribuire alla riforma in sé ed alla sua ratio ispiratrice il rischio di questi squilibri. L’Associazione nazionale magistrati – ha aggiunto il presidente – ha formulato una proposta’ che prevede ‘l’interruzione della prescrizione dopo la sentenza di condanna di primo grado, come del resto chiesto da sempre dall’Anm, rispetto allo stop contenuto nella riforma dopo la sentenza di primo grado, senza distinguere se di assoluzione o di condanna”.
“La proposta delle Camere penali, un disegno regressivo”
Inoltre, attraverso un passaggio del suo presidente, l’Anm esprime “netta e ferma contrarietà della Magistratura associata alla separazione delle carriere dei magistrati giudicanti e requirenti“. Una situazione che finirebbe per esporre il pubblico ministero ad una “controllabilità da parte del sistema politico. Una posizione che qui ribadiamo con fermezza. L’attuale assetto costituzionale – ha proseguito Poniz – con il pieno inserimento del pubblico ministero nella giurisdizione garantisce un’effettiva forma di controllo giurisdizionale sin dalla fase essenziale delle indagini preliminari, e rappresenta una irrinunciabile garanzia per tutti i cittadini e, in primo luogo, per gli indagati”. Dunque, la proposta delle Camere penali per l’Anm “è un disegno regressivo, che restituisce un’idea di giurisdizione ancillare e potenzialmente controllabile, in aperta contraddizione non soltanto con quei modelli liberali cui dice di volersi ispirare, ma con la stessa finalità di rafforzamento della ‘terzietà’ del giudice che, accomunato in questa regressione di statuto costituzionale al pubblico ministero ne condividerebbe la fatale controllabilità da parte del potere politico. Qui, oggi, rivolgiamo un appello a tutti i giuristi, ai professori, ai rappresentanti della politica e delle istituzioni, agli avvocati, ai tanti, tra loro, che sappiamo non condividere questa iniziativa perché questo disegno venga respinto, e si uniscano alle ragioni della nostra ferma e argomentata contrarietà'”.
Max