L’obiettivo è chiaro ormai da tempo e Silvio Berlusconi non ne fa più mistero: il centrodestra per tornare competitivo deve rimettere insieme i suoi pezzi. Un progetto che Cavaliere, in un’intervista al Giornale (il quotidiano di famiglia) spiega meglio in alcuni dettagli. E alla vigilia dell’incontro con Matteo Salvini chiama in causa proprio il Carroccio: “Occorrerà – spiega l’ex premier – realizzare un contenitore più ampio, del quale Fi e la Lega siano parte, che si rivolga non solo ai partiti ma anche alle associazioni, ai gruppi, ai movimenti d’opinione”. L’argomento sarà sul tavolo del faccia a faccia ad Arcore in programma per martedì. Un incontro in cui l’obiettivo del leader azzurro è iniziare a lavorare in maniera più concreta al riavvicinamento di tutte le anime del centrodestra magari partendo della prossime elezioni comunali in programma nel 2016 da usare come test nazionale. Un appuntamento importante anche per Salvini visto che tra le città chiamate alle urne c’è anche Milano. Ed è proprio in vista della prossima tornata elettorale che Berlusconi è pronto ad impegnarsi concretamente a patto però che tutti gli altri ex alleati rinuncino alle loro convenienze: “Il nostro primo obiettivo è ridare un motivo serio per tornare a votare agli italiani. Per riuscirci mi impegnero’ personalmente, ma – avverte – tutte le forze che si riconoscono nel centrodestra devono saper rinunciare a qualche loro convenienza per imboccare un cammino comune”. Rinsaldare l’asse del Nord è dunque una priorità ed è per questo che l’ex premier sgombra ancora una volta il campo dai dubbi rispetto all’atteggiamento da tenere nei confronti di Matteo Renzi. Il Cavaliere, smentisce l’ipotesi di un Nazareno bis “Forza Italia è all’opposizione”, ma non esclude la possibilità che Forza Italia possa votare a favore delle riforme: “se il Partito Democratico presentasse in Parlamento qualche miglioramento della legge elettorale o della riforma costituzionale noi voteremmo a favore di quella norma”. Nessun soccorso azzurro, almeno ufficialmente, ma una linea chiara a cui tutto il partito si deve attenere. Nessuna defezione dunque anche perché sul punto, Berlusconi è altrettanto tranchant: “E’ chiaro che in un movimento possano esserci opinioni diverse” ma “la minoranza deve adeguarsi alla maggioranza altrimenti lasciare il partito”.