Una vita sfortunata che, come vedremo a dispetto delle premesse, restituisce a questa protagonista lo stesso sfortunato destino che spesso incombe nelle vite di donne di ben più modesto lignaggio. In fondo incontrare e sposare l’uomo che non ami, subirne i tradimenti, cercare di ricostruirsi una vita avara di sentimenti – magari sbagliando ancora – e morire improvvisamente in giovane età, non è poi così raro.
Il ‘problema’ nasce quando non sei una donna come tanti ma una principessa. Addirittura la moglie dell’uomo destinato al trono di una nazione come l’Inghilterra.
Ma in fondo a Diana tutto questo non interessava.
Nata in una famiglia blasonata – gli Spencer sono infatti addirittura più ‘antichi’ e Tudor – l‘1 luglio del 1961 a Parkhouse. Sin dall’inizio il destino non fu cert benevolo con questa fanciulla bionda dagli occhi cerulei. Trascurata dalla made, la giovane incontra il Principe di Galles ancora 16enne, ma lei non ne rimase pressocche affascinata. Pochi mesi dopo in un’altra occasione ‘mondana’ il nuovo incontro, ed il corteggiamento galante ma serrato di Carlo. Diana non è attratta dall’etichetta, sin da piccola ha sofferto doveri e comportamenti che certo non aiutavano il suo dolore ad esprimersi come avrebbe voluto. Ma cede, spera che forse quest’uomo può darle finalmente quel calore familiare che non ha mai provato.
Il 29 luglio del 1981 vanno in scena le ‘nozze del secolo’: lui ha 33 anni, lei 22. Nelle inquadrature dall’alto la scena nuziale all’interno della Cattedrale di St. Paul, sembra il lieto fine al quale ci hanno abituati le favole animate della Disney. Ma per ‘Sua altezza reale principessa di Galles‘ – nonché futura Regina d’Inghilterra – il destino ha in serbo tutt’altra vita.
Diana svolge più che bene i suoi ‘compiti’, e ci mette tanto del suo: è una ragazza buona e sensibile, ogni causa sociale la colpisce e lei si batte per far rimbalzare sui media – che la adorano – le sue ragioni. Intanto però all’interno dei sontuosi appartamenti reali le cose non vanno affatto bene. Diana sa bene che Carlo è follemente innamorato di Camilla e lei, cercando per quanto possibile di tenere in piedi una famiglia ormai solo sulla carta, tenta di ‘distrarsi’.
Sono passati 11 anni dal quel fiabesco ‘Sì’, e tutto crolla velocemente. Sei i giornali tallonano il Principe di Galles nelle sue sortite ‘esterne’, qualcuno ‘guida dall’interno’ anche i movimenti di Diana, della quale si parla di una presunta relazione con il maggiore Hewitt, suo istruttore di equitazione. Il 28 agosto del 1996 i due divorziano: lei – non più Altezza Reale – si trasferisce a Kensington Palace, ma come per incanto, perdendo il titolo reale acquista però quello ben più prezioso: diviene per tutti la principessa del popolo.
Seguiranno infatti mesi di grande impegno: Diana non si risparmia, dall’Africa, al Nepal, sostenendo ogni causa, persino quella contro l’Aids. Lei c’è sempre.
Ovviamente, per quanto molto più tutelata e rispettata rispetto all’ex marito, i tabloid inglesi non perdendo il ‘vizio’ frugano nella sua vita privata, e si parla di una sua presunta storia con Hasnat Khan, un noto cardiochirurgo di origini pakistane.
Poi, a metà del 1997 accade l’impensabile: Diana inizia a frequentare Dodi Al-Fayed, rampollo miliardario (musulmano) di una celebre famiglia araba molto conosciuta in Inghilterra. Inizia così la sua ‘vera’ storia d’amore, finalmente Diana è felice, i suoi occhi tristi brillano di luce nuova, e nelle sue battagli sociali è ancora più forte. Ma ancora una volta il destino è dietro l’angolo. E che destino.
E’ la sera del 31 agosto del 1997, dopo aver cenato nell’elegante hotel della famiglia Al-Fayed a Parigi, i due vengono infilati dalla scorta in una mercedes blindata e si dileguano a tutta velocità per seminare l’esercito di giornalisti e paparazzi che li seguono ovunque vadano. Quel che accade poco dopo, all’interno della galleria del Pont de l’Alma è ancora un mistero. ‘Ufficialmente’, imboccato il tunnel a velocità troppo elevata, la potente Mercedes S 280 avrebbe centrato in pieno un pilastro (il tredicesimo), in cemento armato accartocciandosi su se stessa. Secondo quanto riportato da chi ha formalizzato l’accaduto, Dodi Al-Fayed e l’autista Henri Paul sarebbero morti sul colpo. L’unico che in quel momento aveva la cintura di sicurezza allacciata era la guardia del corpo di Dodi Trevor, Rees-Jones: seduto sul sedile anteriore, riporterà ferite gravissime ma sarà l’unico che riuscirà a salvarsi.
I primi soccorritori collaborano per liberare il corpo di una donna dal groviglio di lamiere: malgrado le evidenti, gravissime ferite, respira ancora, come racconterà il dottor Maillez il quale, passando per caso ha partecipato ai primi soccorsi. Diana viene urgentemente trasportata all’ospedale Pitié-Salpêtrière, dove morirà intorno alle 4 del mattino. Aveva 36 anni. Una morte orribile che per la grandezza rappresentata dalla donna, ha persino suggerito l’ipotesi di un incidente ‘simulato’ per sbarazzarsi di un personaggio troppo scomodo all’interno del ‘palazzo reale. Si dirà persino che forse era incinta. Fatto sta che la cosa finì lì.
Morta la donna, iniziò il mito, che ancora oggi, che avrebbe compiuto 58 anni, resiste ben saldo nel tempo e nel ricordo di tutti noi…
Max