Ladispoli, il Comitato per la Legalità torna sulle tariffe cimiteriali. “Cittadini pronti a chiedere rimborso”

    Non si placa la polemica sulla questione tariffe cimiteriali a Ladispoli. L’argomento era stato sollevato qualche settimana fa dal Comitato per la Legalità ed ha suscitato forte interesse da parte della popolazione. Anche l’amministrazione comunale si è sentita in dovere di rispondere su questo tema e lo ha fatto in modo duro, spiegando che aggiornamenti delle tarife su base ISTAT ed Euribor sono stati fatti dalla Sara 94 e che erano nel pieno diritto della società. La giunta dovrebbe invece approvare solamente modifiche sostanziali delle tariffe. A questo punto però è nata una “contraddizione” su quanto fatto dalla giunta nel marzo scorso. In sostanza il Comitato per la legalità torna e chiedere perché, se sono stati solamente fatti adeguamenti ISTAT, la giunta ha comunque dovuto deliberare le nuove tariffe. Secondo il comitato ci sarebbero cittadini già pronti a ricorrere sugli aumenti chiedendone il rimborso. Di seguito il punto di vista esaustivo del Comitato per la legalità. “Prendiamo atto che le iniziative del Comitato per la legalità, che consistono in richieste di atti, la cui pubblicazione è obbligatoria, e chiarimenti sull’attività amministrativa, non siano gradite all’Amministrazione comunale di Ladispoli che le ritiene come attività da “respingere al mittente” perché alimentano “la cultura del sospetto o della sospetta illegalità”, affermando persino che sono “pretestuose e prive di pregio superficiali e/o strumentali interpretazioni soggettive di norme, atti e documenti”. Però in risposta alle nostre richieste, come ad esempio quella sull’adeguamento delle tariffe cimiteriali, non fornisce alcuna argomentazione che si fondi su norme di legge, ma solo interpretazioni (dell’ufficio “competente”), quelle sì soggettive o persino “creative”, per giustificare ciò che si è fatto, comunque lo si è fatto e chiudere frettolosamente l’argomento. Trascurando il fatto che riguarda ampie fasce di popolazione, che ha il diritto di avere risposte adeguate e non frettolose giustificazioni. E ancora, ci sorprende (visto che le nostre osservazioni risultano fondate e argomentate) che il Comune, piuttosto che rispondere alle domande rivolte, ritenga, di dovere “rammentare che l’azione politica e quella gestionale é sempre stata caratterizzata e si caratterizza per la pedissequa osservanza delle leggi vigenti, per il corretto utilizzo dei poteri conferiti e per l’armonizzazione tre le scelte operate e le aspettative ed i bisogni dei cittadini di Ladispoli.” Noi non intendiamo colludere con lo stile polemico e risentito, che peraltro non si addice a chi amministra una città, in nome e per conto di tutti i cittadini. E ci auguriamo di ricevere una risposta diversa e più esauriente dall’assessore Di Girolamo che risulta tra i firmatari della deliberazione di Giunta contestata, visto che l’ha promesso. E’ opportuno precisare, proprio per evitare di cadere nella oziosa contrapposizione politica, che l’esercizio della trasparenza è ritenuto (proprio dalla legge anticorruzione) un “diritto essenziale”, persino con lo scopo di “favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche” (articolo 1 del decreto legislativo 33/2013). Non si tratta quindi di attaccare qualcuno ed è grave e pretestuoso se si utilizza l’argomento dello scontro politico per sottrarsi al confronto democratico e civile. Non c’è nulla di male se un comitato di cittadini, che si prefigge di tutelare la legalità nel proprio territorio, nel pieno esercizio dei propri diritti, si informi e chieda chiarimenti all’ente che li amministra. Nè può ritenersi che ciò non sia necessario, solo perché la stessa amministrazione afferma di “rispettare pedissequamente le leggi vigenti”. Questo tema e gli eventuali accertamenti li lasciamo a chi di competenza e non abbiamo alcun titolo per trattarlo. Se non per quegli aspetti che riguardano la tutela dei diritti di ciascuno, in quanto cittadino. Ed è proprio la normativa anticorruzione che prescrive a “chiunque” di esercitare “l’accesso civico” per avere una conoscenza diretta delle modalità di esercizio dell’attività amministrativa. Peraltro, un’Amministrazione comunale che ritiene di essere “pedissequamente rispettosa delle leggi” non dovrebbe avere alcun timore, né risentimento, se un comitato di cittadini esercita il proprio diritto all’accesso civico e all’informazione sulla gestione amministrativa. E i temi, trattati, fino a oggi, non sono di poco conto: 1) la nomina del presidente della società Flavia Acque, senza la definizione di criteri e titoli (lo richiede l’articolo 12 della legge 241/90, richiamata dalla norma anticorruzione) 2) il ricorso al riconoscimento di debiti fuori bilancio, per somme ingenti, per finanziare attività che non hanno alcun carattere di urgenza, peraltro, in violazione del codice degli appalti 3) l’incremento annuale sistematico (denominato adeguamento) delle tariffe cimiteriali, senza alcun provvedimento formale, probabilmente, sin dal 2008, frettolosamente “sanato” (ma con effetto retroattivo, quindi non legittimo) nel 2014. Questi sono soltanto alcune delle questioni che il Comitato ha reso note, rispetto a quelle numerose che ha preso in esame, anche a seguito di richieste di numerosi cittadini che, evidentemente, sentono il bisogno di fare chiarezza sulle modalità di adozione delle scelte amministrative. Tariffe cimiteriali – In particolare, in riferimento all’ultima (l’incremento “irrituale” delle tariffe cimiteriali) non si comprende sulla base di quale disposizione normativa il Comune ritiene che il concessionario possa provvedere autonomamente, in assenza di un provvedimento formale dell’amministrazione, (peraltro nelle sedi e secondo le modalità previste), a incrementare le tariffe, ancorché a seguito dell’incremento dell’indice Istat o Euribor. Ma soprattutto non si comprende un aspetto singolare: se è vero, come afferma l’Amministrazione comunale, che l’adeguamento può essere effettuato dal concessionario, senza la necessaria adozione di una deliberazione che le formalizzi, perché, nel mese di marzo del 2014, all’indomani della segnalazione di una cittadina, Il Comune ha provveduto, frettolosamente, ad adottare una deliberazione di giunta, peraltro, con effetto “retroattivo” (e anche questo non si può fare) fin dal 2009? Come si evince i chiarimenti forniti non chiariscono affatto, anzi confermano i sospetti, che diventano certezze. E ci risulta che alcuni cittadini, proprio a seguito della risposta generica e senza alcun fondamento giuridico fornita dall’amministrazione, abbiano intenzione di richiedere il rimborso delle somme indebitamente riconosciute al concessionario, avendo quest’ultimo applicato tariffe incrementate in modo arbitrario e “irrituale”. Proprio per evitare che la “cultura del sospetto” alimenti “ben altre certezze”, rinnoviamo l’invito all’amministrazione comunale a volere fornire “adeguate” delucidazioni in ordine alla piena ed effettiva legittimità delle tariffe applicate.”