(Adnkronos) –
La dermatite atopica è una malattia cronica della pelle che colpisce a tutte le età, anche se l’insorgenza e l’incidenza sono maggiori nei primi anni di vita. Interessa infatti il 20-30% dei bambini, circa 1 milione in Italia, e il 3% della popolazione adulta, circa 1,5 milioni. In due terzi dei casi, infatti, la malattia tende a placarsi con l’arrivo della pubertà e con il conseguente aumento della produzione di sebo. Proprio con un occhio ai più piccoli è nato il podcast ‘La voce della pelle’, realizzato da Bioderma, brand del gruppo Naos, dedicato a chi si prende cura della pelle dei bambini per trattare la dermatite atopica o a chi ne soffre. La malattia non contagiosa, caratterizzata da secchezza della pelle, ha infatti un forte impatto, per i disagi che comporta, su chi ne soffre e sulla sua famiglia.
Sul canale Spotify di Bioderma, 7 professionisti di varie discipline, guidati dalla voce narrante della dermatologa Federica Osti, forniscono non solo informazioni pratiche sulla patologia, ma anche spunti di riflessione e consigli per affrontare la dermatite atopica in ogni ambito della quotidianità: ad esempio trasformare l’applicazione della crema in un momento di routine familiare, anche grazie a quattro playlist musicali, dedicate completamente al bambino, che propongono da sigle dei cartoni animati a storie della buonanotte.
“La dermatite atopica – spiega Osti – è una malattia su base genetica, causata da diversi fattori, primo fra tutti un’insufficiente produzione di alcuni lipidi o un’alterazione a carico di una proteina chiamata filaggrina. Entrano in gioco anche altri fattori esterni, come acari, agenti irritanti o allergeni, ma soprattutto, uno stato di infiammazione quasi costante, anche quando la pelle appare normale alla vista. È importante che le persone toccate da questa malattia si rivolgano allo specialista ed evitino il pericoloso fai-da-te o i rimedi ‘della nonna’, soprattutto a fronte di allergie o patologie della pelle e, a maggior ragione nel caso della pelle dei bambini, più permeabile rispetto a quella degli adulti, è essenziale l’utilizzo di prodotti sicuri e testati”.
La campagna informativa – dettaglia una nota – prende in esame la patologia da diversi punti di vista: quello non solo del dermatologo, ma anche dello psicologo con il coinvolgimento di Alessia Romanazzi e di Valeria Locati, del farmacista (e social media coach), che ha la voce di Chiara Sertorelli, del cosmetologo con Giovanni Tafuro ed infine del biologo nutrizionista, con Marco Mereu. Si aggiunge alla lista di esperti anche Silvia Rossi, autrice radiofonica e scrittrice, nei panni di tre tipologie di madri di bambini con dermatite atopica che visitano regolarmente l’ambulatorio del dermatologo.
“La dermatite atopica è una di quelle malattie che possono essere considerate psicosomatiche – spiega Valeria Locati, psicologa e psicoterapeuta, ospite di due puntate del podcast – nel senso che i fattori psicologici possono contribuire ad acuire il disturbo. Ma non solo: questa malattia può avere un forte impatto anche sulla vita di una famiglia. Ai sintomi fastidiosi, come il prurito, la secchezza e la pelle arrossata che causano disagio nel bambino, si possono aggiungere frustrazione e senso di inadeguatezza nelle madri. Come altre malattie della pelle, la dermatite atopica- sottolinea – può impattare le relazioni interpersonali. Succede quindi che un’azione normale come il contatto tra genitori e figlio possa diventare dolorosa e quindi essere rifiutata”.
“Con ‘La voce della pelle’, Naos rinnova il suo impegno nel coinvolgere le comunità di professionisti con cui opera e avvicinarli al consumatore, affrontando condizioni della pelle, come la dermatite atopica, che comportano disturbi e fastidi tali da rendere complicato lo svolgimento di attività quotidiane”, afferma Filippo Immè, General Manager del gruppo Naos. “In questa occasione, abbiamo voluto dare voce e supporto alle madri e a tutti coloro che hanno a che fare con questa malattia. È un progetto che è stato ideato per gli ascoltatori, consentendo loro di scegliere se fruire o meno del servizio e, soprattutto, quando farlo”, conclude.