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La Via Crucis nella storia e nel tempo della pandemia

L’anno scorso ad accogliere Papa Francesco al termine della Via Crucis, in occasione del venerdì santo, erano presenti quindicimila fedeli, riuniti davanti al Colosseo per pregare e osservare il Papa sdraiatosi in terra, in preghiera per diversi minuti, per contemplare la Croce. Quella di domani sarà una Via Crucis stravolta dall’emergenza sanitaria in una piazza San Pietro senza fedeli. Non per questo la celebrazione sarà meno appassionata e intensa, come dimostrato dalla potenza delle immagini della preghiera solitaria del Papa lo scorso 27 marzo. Forse, mai come in questo venerdì di Pasqua, i fedeli guarderanno al Papa con vulnerabilità e speranza.

Le quattordici stazioni della Via Crucis saranno percorse, dalle 21 del venerdì santo, lungo il colonnato di piazza San Pietro, attorno all’obelisco e infine lungo il percorso che porta al sagrato. La croce sarà portata da alcuni detenuti del carcere Due Palazzi di Padova e da medici e infermieri del FAS. Le quattordici stazioni saranno accompagnate da altrettante meditazioni di persone che hanno raccolto l’invito del Papa a meditare sulla passione di Cristo e sul valore che ancora oggi ha nel nostro tempo. Tra di loro ci sono detenuti, la madre di un detenuto, un’educatrice del carcere, la figlia di un ergastolano, una famiglia vittima per un reato di omicidio, un catechista, un frate volontario, un magistrato del tribunale di sorveglianza, un agente di polizia penitenziaria e un sacerdote accusato e poi assolto dopo otto anni di processo. Persone la cui vita è stata segnata dalle esperienze del carcere. Le testimonianze sono state raccolte dal cappellano don Marco Pozza dell’istituto penitenziario di Padova e dalla volontaria Tatiana Mario. Il Papa ha fatto una scelta densa di significato nell’affidare la rappresentazione della passione di Cristo al mondo delle carceri. A chi soffre ogni giorno.

L’ultima volta che il Papa non raggiunse il Colosseo al termine della Via Crucis fu Papa Wojtyla nel 2005. La malattia lo costrinse a seguire la processione in tv nel suo appartamento privato. All’ultima stazione, la quattordicesima, strinse forte il crocifisso. Morì otto giorni dopo.

La storia della Via Crucis ha radici profondissime e richiama il cammino di Cristo da quando, insieme ai suoi discepoli, “uscirono verso il monte degli ulivi”, e Gesù fu portato a essere crocifisso sulla cima del monte Golgota di Gerusalemme. La Via Crucis “moderna”, intesa come rappresentazione del calvario di Gesù, risale al Tardo Medio Evo per opera di San Bernardo di Chiaravalle, San Francesco d’Assisi e San Bonaventura da Bagnoregio.

La prima rappresentazione documentata al di fuori della Terra Santa è del frate Alvaro Da Cordova, che ricreò nel suo convento, nel XIV secolo, il doloroso cammino di Cristo verso la crocifissione. Ma le quattordici stazioni da percorrere, come quelle attuali, si sono attestate in Spagna nel XVII secolo negli ambienti francescani. Da lì poi nel Regno di Sardegna e in tutto il paese.

La Via Crucis fa ormai parte anche delle lunghe tradizioni popolari che attraversano tutta la penisola: da quella di Novara, la più antica, del 1729, quella di Antignano, in provincia di Asti, fino ad arrivare a Trapani e Marsala. Le quattordici stazioni che la storia ci ha tramandato sono le seguenti: 1) Gesù è condannato a morte 2) Gesù è caricato della croce 3) Gesù cade per la prima volta 4) Gesù incontra sua madre 5) Simone di Cirene aiuta Gesù a portare la croce 6) La Veronica asciuga il volto di Gesù 7) Gesù cade per la seconda volta 8) Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme 9) Gesù cade per la terza volta 10) Gesù è spogliato delle vesti 11) Gesù è inchiodato sulla croce 12) Gesù muore sulla croce 13) Gesù è deposto dalla croce 14) Il corpo di Gesù è collocato nel sepolcro.

Mario Bonito