Il professor Filippo de Jorio è stato più volte ospite di “Buona Parola a Tutti”. Ha raccontato al nostro pubblico la tragedia delle truffe bancarie. Oggi è a capo del pool di avvocati che difende i truffati da Banca Carige, e noi lo abbiamo intervistato, perché il prossimo 25 luglio si decideranno i destini della banca genovese.
Professore come possiamo rispondere al grido di dolore dei truffati da Banca Carige?
L’unica speranza residua per i piccoli azionisti della Cassa di Risparmio di Genova è l’adesione ad una Class Action, che consenta di ottenere il risarcimento dei danni conseguenti ai reati commessi da Bernaschi e soci contro i risparmiatori. Sul caso della Cassa di Risparmio di Genova occorre ripetere l’antica battuta della commedia dell’arte, poi ripetuta da tanti comici d’avanspettacolo: la situazione è grave ma non seria!
Può descriverci luci ed ombre dell’annosa vicenda? Perché forse era tutto prevedibile?
Quella che fu la settima banca italiana, che tuttora conserva partecipazioni ed asset che possono valutarsi intorno ai 5 miliardi di euro, pare caduta in mani molto avventurose. In realtà i commissari nominati dalla Bce alla fine del 2018 non sanno ancora, alla vigilia della data fatidica del 25 luglio 2019, fissata dalla stessa banca centrale come limite invalicabile per proporre una soluzione, a quale santo votarsi. La scelta è ancora sub judice.
Fondo interbancario, Cassa Centrale, banche, azionisti privati di cui s’ignora finora il nome, ma che potrebbero essere Credito Sportivo, Medio Credito e altri investitori? Oppure il ritorno nella trattativa del rapace fondo americano Black Rock, ovvero di un altro esoso protagonista come Apollo che già comprava per quattro soldi le assicurazioni che erano il fiore all’occhiello della banca? In realtà, a pochi giorni dal 25 luglio ancora non si sa.
Chiunque sia il salvatore della banca, anche i piccoli azionisti saranno chiamati ad una trasfusione di sangue. Ne hanno già dato tanto, più di due miliardi, senza ricevere nulla in cambio, tranne che promesse e assicurazioni date dai vertici della Banca, tra cui Bernaschi e soci. Questi ultimi sotto processo a Roma e già per la maggior parte condannati a vari anni di reclusione dalla Corte d’Appello di Genova.
Qualche speranza?
Oggi la Banca è ricca, ma i piccoli azionisti hanno in mano titoli azionari il cui valore di borsa è di poco più di un millesimo ciascuno (1/1000): cioè dopo aver dato, sulla base d’informazioni “taroccate”, non hanno più nulla.
Perciò come faranno gli azionisti, soprattutto i piccoli che non hanno più nulla, a sottoscrivere un altro onerosissimo aumento di capitale?
Prima dell’aumento di capitale è stato deciso di raggruppare le azioni (espediente già utilizzato negli altri aumenti di capitale). Questa volta per ogni 1000 azioni ne verrà attribuita una sola sulla quale verrà attuato l’aumento di capitale, a pagamento, probabilmente di 60 azioni nuove per ognuna delle azioni raggruppate.
Vittorio Malacalza, che per aver voluto generosamente essere il “cavaliere bianco” che salvava la Banca, ci ha già rimesso 320 milioni di euro, forse si potrà permettere di gettare nel crogiolo di Carige qualche altra decina di milioni, ma sicuramente non possono farlo i piccoli azionisti, i quali non hanno materialmente la possibilità di partecipare a un nuovo aumento di capitale e saranno costretti a vendere a prezzi estremamente sottostimatile loro residue azioni ed i diritti di sottoscrizione.
Quanti gli investitori rovinati?
Sono circa 56.000 persone pressoché rovinate. A questo si è arrivati perché la Banca oppressa dalla Vigilanza Bancaria Europea e dalla Banca Centrale Europea è stata costretta a svendere (ed ora stanno utilizzando strumenti analoghi) i suoi crediti allo 0,25% del valore nominale. Gli avventurosi commissari nominati dalla Bce nel dicembre 2018 parlavano di aumento di capitale di 430 milioni, oggi parlano di 900 milioni.
Le responsabilità?
Pubbliche e private. Controlli intempestivi, tardivi, inefficaci da parte di Banca d’Italia e Consob; dolo degli amministratori che hanno prodotto 18 miliardi di crediti marci e tante informazioni ed assicurazioni destituite di fondamento per farsi sottoscrivere gli aumenti di capitale e dare una falsa immagine della solidità della banca, errori dei successori degli incriminati che hanno cominciato a svendere.
Quest’ultima del resto fu la causa delle dimissioni del presidente Giuseppe Tesauro, persona estremamente perbene, un grande giurista che era stato Presidente della Corte Costituzionale. Oggi l’intervento dello Stato come già fatto per il Monte dei Paschi di Siena, sarebbe il benvenuto e salverebbe i piccoli azionisti dalla rovina totale.
Intanto nel processo che si sta svolgendo a Roma, davanti alla Quarta Sezione del Tribunale Penale si sono registrate alcune importanti novità: mentre i nostri assistiti e quelli di altri colleghi del libero foro sono stati ammessi a costituirsi parte civile nei confronti degli imputati per ottenere il risarcimento dei danni in base all’ordinanza del Tribunale del 24 giugno 2019 ed hanno ottenuto anche di poter agire nel processo penale contro la Banca quale responsabile civile, invece sono state escluse Codacons, Adusbef ed altre consimili associazioni.
È stato commesso un crimine verso famiglie e piccole imprese?
Certo. Sottolineiamo che dei 56mila azionisti della Cassa di Risparmio di Genova, ben pochi hanno potuto costituirsi parte civile e, ancor meno, essere ammessi alla citazione del responsabile civile nel processo. Per cui è necessario suggerire loro di aderire ad una class action per il risarcimento dei danni: per la Class Action stiamo raccogliendo le firme.
Si tratta di una azione sicuramente destinata ad essere attentamente valutata, a nostro avviso positivamente, dalla magistratura che potrebbe condurre al di fuori delle attuali strettoie e far recuperare il danaro perduto. Il pool di avvocati che ho l’onore di presiedere è da tempo al lavoro e si tiene a disposizione di azionisti e risparmiatori