LA STRUTTURA SANITARIA DEL SAN CAMILLO ANNUNCIA L’ASSUNZIONE DI DUE MEDICI NON OBIETTORI DESTINATI ALL’APPLICAZIONE DELLA LEGGE 194. ZINGARETTI: ‘IL LAZIO CAMBIA’

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    Annunciando che “il concorso si è concluso ieri”, la struttura sanitaria dell’ospedale San Camillo ha anticipato che “a breve, entro il 1 marzo”, saranno assunti due nuovi medici non obiettori, vincitori del concorso a tempo indeterminato indetto per trovare operatori da assegnare “al Day Hospital e Day Surgery per l’applicazione della legge 194”. Una decisione autorizzata dalla Regione Lazio volta a garantire un servizio sanitario il cui accesso in molti ospedali italiani è ostacolato dal diffuso ricorso all’obiezione di coscienza. Premesso un periodo semestrale di prova, i due medici saranno destinati unicamente al servizio di interruzione volontaria di gravidanza. “Il Lazio cambia”, ha sottolineato il presidente della Regione Lazio, commentando la notizia. “Il concorso riservato a soli medici non obiettori, indetto dall’ospedale San Camillo, è una misura non solo necessaria, ma ormai indispensabile”, hanno dichiarato Riccardo Magi e Antonella Soldo, di Radicali Italiani. “Nel quadro complessivo, che vede 7 ginecologi su 10 fare obiezione di coscienza – hanno spiegato – l’applicazione della legge 194 è infatti a rischio in buona parte del Paese. Ci sono regioni, come il Molise, dove i medici non obiettori sono soltanto 2, e il carico di interruzioni volontarie di gravidanza per ognuno è di 4,7 a settimana. Ecco perché i bandi come quello del San Camillo andrebbero estesi a tutte le regioni, affinché nei reparti di ginecologia vi sia almeno il 50% di personale non obiettore, come noi Radicali chiediamo da tempo. La tutela dell’obiezione di coscienza prevista dalla 194 – si legge ancora nella nota dei Radicali Italiani – non può confliggere con il diritto ad accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, sancito dalla stessa legge. Le Regioni devono garantire piena applicazione della legge e il ministero della Salute vigilare affinché ciò accada in tutta Italia: entrambi i compiti però risultano troppo spesso disattesi, a scapito dei diritti delle donne e del personale sanitario”.

    M.