Conosciuto per la sua disabilità che lo obbliga su una sedia a rotelle a comunicare con un sintetizzatore vocale, oltre che per i suoi studi rivoluzionari sui buchi neri, l’Hawking che ci viene presentato è un giovane studioso, timido, ma ancora in salute, che riesce a conquistare Jane, la dolce studiosa di poesia iberica. Ma, la loro vita viene presto sconvolta dall’arrivo della sclerosi laterale amiotrofica. Il film mostra come, nonostante le difficoltà che la malattia ha portato con se, il loro rapporto si consolida sempre di più, e con lo scorrere degli anni, le teorie di Hawking lo rendono sempre più noto nel campo scientifico.
Insomma, James Marsh, il regista del film, si sofferma non sull’aspetto professionale di Hawking che più o meno conosciamo tutti, ma sull’amore di una donna che vede sopraffare la giovinezza dell’uomo che ha sposato da una terribile malattia, e sulla lotta che hanno affrontato insieme giorno dopo giorno.
Ad interpretare il ruolo di Hawking è Eddie Redmayne, fresco di Golden Globe per la categoria migliore attore in un film drammatico, mentre Felicity Jones, che invece ha dovuto accontentarsi della nomination, veste i panni della moglie Jane.
In molti sono convinti che La teoria del tutto sarà tra i film favoriti della Notte degli Oscar, prevista il 22 febbraio, soprattutto per quanto riguarda il premio Miglior Attore Protagonista. Dopotutto, gli ingredienti per conquistare l’Academy ci sono tutti, a partire dalla storia particolarmente sofferta, interpretata in maniera spettacolare da Redmayne, che non ha nulla da invidiare ai colleghi, che prima di lui, si sono cimentati in ruoli simili basti pensare a Daniel Day Lewis (Il mio piede sinistro) o a John Hawkes (The Sessions). Per non parlare della bravura di Marsh nel raccontare con rigore e commozione una vita difficile, ma vissuta all’insegna di un mostruoso ottimismo.
D’altronde, come ricorda lo stesso Stephen Hawking per quanto dura possa essere la vita, laddove c’è vita c’è speranza. Ed è questa forse la teoria più importante.