Con l’avvio del nuovo anno scolastico la scuola italiana si trova ad affrontare una serie di problemi, vecchi e nuovi, tra i quali il ritorno delle lezioni in presenza, dopo l’anno di didattica a distanza dovuto alla pandemia.
Ma qual è la reale situazione della scuola italiana ai tempi della pandemia? Il primo dato assoluto indica che nell’anno scolastico 2019/2020 l’81% delle scuole italiane sono statali, il 19% paritarie, ovvero quegli istituti inseriti nel sistema nazionale di istruzione, ma che non vengono gestite dallo stato e hanno libertà di orientamento culturale e organizzazione didattica.
Sempre relativamente allo stesso anno scolastico, le scuole statali sul territorio nazionale sono 51.164 con un numero di studenti pari a 6.568.173, con maggiore concentrazione nel Sud Italia. Le scuole paritarie sono 12.603 con un numero di studenti complessivi di 337.742, maggiormente concentrati nel Nord Ovest.
Il quadro generale sulla scuola italiana che segue prende forma attraverso l’analisi effettuata da Adnkronos in collaborazione con Expleo su dati e statistiche fornite dal Miur, Ministero dell’Istruzione Università e Ricerca. In particolare i dati forniti dal Portale Unico dei Dati della Scuola, lo strumento messo a disposizione dal Miur per l’accesso alle informazioni sulla scuola, si riferiscono agli ultimi cinque anni scolastici compresi tra il 2015/2016 e il 2019/2020 e per quanto riguarda il PON, Programma Operativo Nazionale del Miur, per gli anni dal 2014/2015 al 2019/2020.
La scuola italiana in cifre: organico e studenti
Da tenere presente alcuni concetti importanti. Il termine “scuola” indica il plesso ovvero ciascuna sede che appartiene ad un determinato circolo didattico. Il circolo didattico è l’insieme delle strutture, o sedi scolastiche, di uno stesso territorio.
Le immissioni dei docenti di ruolo avvengono tramite due canali: metà degli assunti deve provenire dalle graduatorie di merito, l’altra metà dalle gradutorie a esaurimento (Gae). Da segnalare che ad oggi ambedue i canali sono praticamente esauriti: i vincitori dell’ultimo concorso del 2016 sono in cattedra, l’altro bacino è stato “svuotato” a seguito del Ddl del Governo Renzi sulla “Buona Scuola”.
Le cattedre vacanti vengono coperte dai supplenti annuali che provengono in maggioranza dalle graduatorie di istituto per i non abilitati di III fascia oppure dalle cosidette “messe a disposizione” (Mad).
L’insegnante è donna
Su un totale di 716.483 insegnanti di ruolo per l’anno scolastico 2019-2020, quasi l’83% è donna con un picco di oltre il 99% nella Scuola dell’Infanzia. In linea con questa tendenza anche la Scuola Primaria con le maestre che coprono circa il 96% del totale. Il gender gap al contrario diminuisce parzialmente nella Scuola secondaria di I grado e sopratutto in quella di II grado, dove i docenti di ruolo uomini sono il 33,67% del totale. I dati dell’ultimo anno scolastico confermano un trend costante degli ultimi cinque anni riguardo i docenti di ruolo per ogni ordine di scuola.
Insegnare non è una materia per giovani
L’età media del corpo docente sta aumentando. Se riguardo all’anno scolastico 2019-2020 si scopre che il 42% dei docenti di ruolo ha più di 54 anni (percentuale che al Sud sale al 46,8%) e solo il 2,7% ha meno di 34 anni (2% al Sud), analizzando a fondo i dati del Miur riguardanti l’età dei docenti di ruolo e dei supplenti si scoprono i trend relativi agli ultimi 5 anni scolastici. In particolare, tra gli insegnanti di ruolo si evidenzia un aumento significativo degli over 54 con un +8,73% a livello nazionale (escluse le province autonome di Aosta, Bolzano e Trento).
Parallelamente i docenti di ruolo con meno di 34 anni sono diminuiti del 6,44%. Molto più significativo risulta essere l’aumento dell’età dei docenti supplenti. In particolare nell’anno scolastico 2019-2020 i supplenti con oltre 54 anni di età sono aumentati del 191% rispetto al 2015-2016. Considerando gli stessi anni scolastici, anche i docenti supplenti di età inferiore a 34 anni sono aumentati in valore assoluto del 63%, ma la loro incidenza sul totale è diminuita dal 31,3% dell’anno scolastico 2015-2016 al 27,6% del 2019-2020.
Docenti precari: una questione irrisolta
Dall’analisi dei dati sul personale scolastico nelle scuole statali, con riferimento al periodo 2017/2018 – 2019/2020, per ogni grado di istruzione, si nota un calo costante del numero di docenti di ruolo quantificabile in oltre 20 mila unità. Contemporaneamente si assiste al costante aumento del numero di supplenti con un incremento nei tre anni scolastici considerati di oltre 50 mila unità. Con riferimento all’anno scolastico 2019/2020 il rapporto in percentuale supplenti/docenti di ruolo, è quantificabile in oltre il 20% a livello nazionale. Entrando nel dettaglio regionale tale rapporto risulta essere maggiore nelle regioni del Nord Italia, con un picco del 38,9% in Piemonte, seguito da Toscana (38,6%) e Lombardia (37,3%). In Campania si registra invece il rapporto pià basso: su 100 docenti, solo 12,1 sono supplenti.
Da sottolineare che l’elevato numero di supplenti e il basso numero di nuovi insegnanti di ruolo è da ascriversi principalmente alla mancanza di fondi che ha impedito l’organizzazione di concorsi ordinari portando all’allungamento delle graduatorie con nuovi precari che si aggiungono prima che i “vecchi” vengano stabilizzati tramite concorso.
In Emilia Romagna la scuola è multietnica
Con riferimento ai dati dell’anno scolastico 2019-2020 relativi alla scuola statale. la regione con percentuale maggiore di studenti stranieri rispetto al totale degli allievi è l’Emilia Romagna: su 492.909 studenti il 16,33% non ha cittadinanza italiana. Al secondo posto la Lombardia con il 16,27% di studenti stranieri, al terzo posto la Toscana (14%). La regione con minor incidenza di studenti stranieri nella scuola statale è la Sardegna (2,63%). Attorno al 3% si attestano anche Puglia e Campania.
Le ragazze preferiscono il liceo
A livello di scelta di percorso didattico per la scuola secondaria di II grado, i dati del Miur relativi alla scuola pubblica nel 2019-2020 indicano che il 50% degli studenti ha scelto il liceo, il 31% gli istituti tecnici, il 18% gli istituti professionali, solo l’1% ha scelto gli IeFP (Istruzione e Formazione Professionale). Le materie scientifiche e umanistiche attraggono maggiormente le ragazze: nell’anno scolastico 2019-2020, 774.220 ragazze hanno scelto il liceo scientifico o classico, contro i 484.486 ragazzi. Il dato si ribalta riferendosi gli studi tecnico-pratici. Infatti, negli istituti tecnici i ragazzi sono più del doppio delle ragazze (dato relativo all’anno scolastico 2019-2020).
Dimmi che indirizzo scegli e ti dirò chi sei
I dati del Miur relativi agli istituti professionali relativi all’anno scolastico 2019-2020 indicano le preferenze assolute a livello di diversi indirizzi di studi e quelle relative al numero complessivo di studenti per regione. A livello nazionale, al primo posto per numero complessivo di studenti risulta Enogastronomia e Ospitalità alberghiera (76.147 studenti, 765 scuole), seguito da Enogastronomia – Triennio (57.979 studenti, 1.477 scuole), Manutenzione e Assistenza Tecnica (48.516 studenti, 1.709 scuole), Servizi Commerciali (41.903 studenti, 1.435 scuole), Servizi Socio-Sanitari (36.956 studenti, 1.140 scuole).
Rapportando il numero complessivo di studenti per i primi cinque indirizzi di istituti professionali, con il numero di studenti per singola regione, le regioni a incidenza più elevata risultano essere Emilia Romagna, Campania e Basilicata. Tra queste, in Emilia Romagna gli studenti prediligono l’indrizzo professionale Servizi Commerciali, mentre in Campania e Basilicata l’indirizzo Enogastronomia e Ospitalità Alberghiera. Da notare che in Lombardia al primo posto tra le cinque categorie più scelte dagli studenti ci sono i Servizi Socio Sanitari.
Ristorazione e benessere, le figure professionali più richieste
Incrociando i dati del Miur con i dati rilevati mensilmente dalle Camere di Commercio, esposti dall’ANPAL, Agenzia Nazionale Politiche Attive del Lavoro, si possono ricavare alcune tendenze dell’occupazione in Italia, con riferimentoal mese di dicembre 2019. In particolare da questi dati è possibile rilevare quali siano le figure professionali più richieste in relazione al livello di istruzione e ai titoli di studio. In questo senso le figure professionali più richieste dal mondo del lavoro riguardano la ristorazione, seguita da indirizzo meccanico e al terzo posto il settore assistenza e benessere. La scelta dei giovani riguardo l’indirizzo degli istituti professionali si orienta anche sui possibili sbocchi lavorativi disponibili. Infatti le aziende ricercano in misura superiore figure professionali con qualifica e/o diploma professionale (29%), rispetto a laurea (14%) o scuola dell’obbligo (21%).
Pon: mai così tanti progetti approvati e finanziati
Il Pon, Programma Operativo Nazionale del Miur ha come obiettivo creare un sistema di istruzione e formazione di alta qualità, efficace ed equo offrendo alle scuole la possibilità di accedere a fondi comunitari aggiuntivi rispetto a quelle già stabilite dai decreti governativi. Prendendo in considerazione i dati degli anni scolastici dal 2014-2015 al 2019-2020 si scopre che l’85% delle domande è stato autorizzato, mentre il 13% è stato valutato ossia considerato valido, ma con l’importo richiesto non ancora approvato. Da ciò risulta che solo il restante 2% delle domande sono risultate inammissabili o non conformi. Il maggior numero di richieste di finanziamenti Pon provengono dal Sud e dalle Isole, rispettivamente con il 38,8 e il 15,6% del totale.
Nello specifico Campania, Sicilia e Puglia sono le tre regioni dove le scuole hanno avuto maggior percentuale di autorizzazioni rispetto alle richieste presentate. Gli importi più elevati di finanziamenti autorizzati nel periodo considerato sono confluiti nelle scuole del Sud (46% del totale) con un picco significativo nell’anno scolastico 2016-2017. Nel dettaglio, le regioni che hanno avuto finaziamenti del Pon più elevati sono Campania (364 milioni di euro), Sicilia (274 milioni), Puglia (220 milioni).
Le quattro principali aree d’azione relative alle diverse richieste effetuate dagli istituti italiani riguardano: progetti di integrazione e potenziamento delle aree disciplinari di base; interventi infrastrutturali per l’innovazione tecnologica; azioni per lo sviluppo di competenze trasversali; sostegno agli studenti con fragilità.