“Nove decimi dei mezzi e delle armi di quello che hanno dispiegato è prodotto in Unione sovietica. Quanto alle forze in campo, sono in larga misura di occupazione, non da combattimento. Il loro non è molto diverso dall’esercito sovietico, pur se ritinteggiato”, tradotto: la Russia rischia anche di poter perdere questo conflitto.
E’ quanto sostiene una fonte militare che ha preferito restare anonima, aggiungendo anche che le truppe russe iniziano ad arrivare ai limiti delle loro capacità operative.
D’altra parte il Cremlino ha deciso di affrontare questo conflitto, convinto di avere già in tasca ‘le chiavi dell’ucraina”. Una premessa approssimativa, quella di Mosca nell’annunciare l’invasione, attraverso le sue strategie e le ‘risorse umane’
La Russia, spiega ancora la ’fonte’, ha scelto di intraprendere una guerra sul modello di quella che ha visto l’esercito russo imporsi a danno di quello della Crimea (con il sistema Gerasimov, dal nome del generale che ha condotto l’operazione). Ma così non è andata e, come dicevamo, ora i soldati del Cremlino, iniziano ad accusare il contraccolpo, con un numero di morti che in mancanza di cifre ufficiali, oscilla fra i 2 ed le 4mila unità.
Dunque, secondo precise analisi fatte sul campo, è stato appurato che le forze militari russe sarebbero prossime al massimo della capacità operativa, di li, inizierebbe di contro la parabola discendente: ”L’operazione sta andando molto male ai russi, anche se la manovra militare in senso stretto ha ancora possibilità di successo (60 per cento)” tuttavia, aggiungono gli analisti, “La massa complessiva della forza è ancora tale di consentir loro di prendere i maggiori centri abitati”.
Nello specifico, illustrano gli strateghi, “Hanno inizialmente deciso di negare il mito della ‘dottrina Gerasimov‘. E poi, nel nuovo quadro entro il quale hanno voluto operare – per esempio rendendo l’operazione palese da mesi – i russi hanno comunque cercato di fare una guerra lampo, contando sul fatto che gli ucraini non fossero né capaci, né intenzionati a difendersi. E hanno sbagliato”.
Basti pensare che, le forze più preparate, quelle già dispiegate ai confini dell’Ucraina, hanno inizialmente raggiunto Kharkivcon una relativa ‘facilità’, ora però non riescono ad avanzare d’un metro. Stessa sorta per la seconda ‘ala’ che, alla volta di Kiev. È da giorni ferma, ‘riparata’ dal lavoro dei bombardieri, che rappresentano al momento anche un ‘ombrello’ per le scoraggiate truppe moscovite. Altro che azione lampo quindi: le cosiddette truppe d’élite pensavano di ‘fine il lavoro’ in 48 ore ma la resistenza ucraina li ha a dir poco disorientati. Conquistato infatti l’aeroporto di Hostomel (per altro distante 35 chilometri da Kiev), da quel 24 febbraio ad oggi, sono ancora fermi alle porte della capitale.
Peggio è andata alle forze meno esperte russe, quale composte praticamente da ‘ragazzini di leva’, il cui compito – una volta espugnata Kiev – avrebbe dovuto essere quello di controllare e gestire la sicurezza all’interno di una città occupata. Invece eccoli alle prese con una battaglia violentissima, fatta anche di scontri ‘corpo a corpo’, con i soldati ucraini che appaiono a spariscono da ogni direzione, scaricandogli addosso una pioggia di colpi d’obice e mortai. Per la maggior parte, questi soldati russi appartengono al distretto meridionale, dislocato nei pressi di Donbass e della Crimea. Inizialmente, risalendo dal sud, attaccata la direttrice nord est, per poi dividersi a loro volta in due differenti direttrici: la prima diretta a Mariupol, e l’altra a Kherson. Di qui quest’ultima ha dovuto subire un secondo ‘smembramento’: una metà degli uomini è stata infatti indirizzata verso verso Zaporizhzhya e, l’altra verso Mykolaiv e, ‘forse’ Odessa. “Ma fanno fatica, il rifornimento attraverso la Crimea è complicato”, spiegano ancora gli esperti, senza il supporto continuo dei bombardieri, per questi giovani militi sicuramente il destino sarebbe stato molto più crudele nel loro confronti.
Infine, secondo una precisa analisi condotta sul campo, vi sono i ‘siberiani’, appartenenti al Distretto miliare centrale che, ad oggi, rivelano, ”non hanno preso quasi nulla”, costretti più che altro soltanto a difendersi.
A chiudere la descrizione delle fasce militari delle quali si compone la numerosa armata russa presente in Ucraina, ecco “i militari del Distretto orientale, i meno preparati di tutti, dispiegati dalla Bielorussia. Hanno preso Chernobyl, che è disabitata, e costituiscono il convoglio di 60 chilometri diretto a Kiev, di fatto un accampamento“. Come si legge nel report, “Nella capitale avrebbero dovuto confluire i due gruppi impegnati a Kharkiv e un altro in arrivo dalla Bielorussia. Ma la strada è lunga e pesante (il fango blocca i camion). Faticano ad arrivare”.
Possibile che la Russia abbia pianificato così malamente una ‘missione’ che Putin pensava di risolvere in una manciata di giorni?
Di base probabilmente il presidente russo, peccando di saccenza, ha commesso l’errore di pesante che al pari delle due repubbliche ‘separatiste’, anche a Kiev e nel resto dell’Ucraina vi fossero molti più cittadini ‘aperti’ ad un ‘ritorno’ sotto l’egida di Mosca, un elemento decisivo che avrebbe costituito l’asso nella manica nel momento in cui le truppe russe fossero giunte nelle città. Invece così non è stato e, dopo aver ‘atteso’ con furbizia e pazienza, gli organizzati gruppi armati ucraini si sono rivelati con tutto il loro coraggio, sorprendendo i soldati russi. Come spiegano ancora gli strateghi, ”L’intelligence è come una forchetta. Funziona come per i dati dei virologi. Sta poi al decisore ultimo leggere queste possibilità e prendere la decisione. Ci sono stati dei bias cognitivi, culturali. Hanno letto gli elementi sempre nello stesso verso. L’incongruenza è stata visibile già nei movimenti iniziali. I russi hanno voluto entrare in Ucraina da troppe direzioni (quattro). Le colonne restano talmente distanti che è difficile ricongiungersi nel raggiungimento degli obiettivi“.
Come abbiamo già avuto modo d spiegare, certo il Cremlino tutto poteva aspettarsi meno che di trovarsi in un’impasse del genere: mezzo mondo contro, sanzioni salatissime e, oltretutto, costi che continuano a crescere ad una velocità impressionante. Basti pensare che le navi alla rada davanti ad Odessa, che martellano sistematicamente Kiev e dintorni, hanno di fatto finito i missili, e per ‘ricaricare’ ora sono costrette a dover arrivare fino in Siria, dove sono stipate le altre munizioni navali e gli altri missili!
Ma non solo, spiega ancora il report, ”Il rallentamento delle forze russe è da attribuire anche alla mancanza di risorse all’origine, uomini e carri armati (secondo fonti del Pentagono i russi hanno già impegnato il 90 per cento delle forze). Non c’è più molto spazio. Non hanno le forze per una operazione su così vasta scale. Ma è evidente anche la loro inadeguatezza al compito, la grande differenza di capacità di combattimento fra le varie unità coinvolte”.
In tutto ciò, si legge, ”Ci sono notizie di movimenti ulteriori, di forze in arrivo dall’Estremo oriente. Dei miliziani provenienti dalla Siria, come ha confermato il dipartimento della Difesa Usa. Mentre l’Ucraina ha invece raccolto una grande quantità di forze, oltre a quelle militari. Possono contare in tutto su 500mla persone armate – se il flusso di armi in arrivo, si parla di 17mila proiettili anti carro, sarà distribuito nelle mani giuste, pronte per la guerriglia. Mosca prosegue l’operazione di ‘terrore’ (richieste sommate a minacce) intrapresa ancora prima dell’inizio dell’invasione due settimane fa, uccidendo i civili nelle città, con l’artiglieria, anche quando aderisce ad accordi di cessate il fuoco per l’apertura di corridoi umanitari. La seconda parte del piano del Cremlino, quella di negoziare con chi sta fuori dal teatro, non sta funzionando. Il cambiamento degli equilibri in campo, la disponibilità degli ucraini a combattere, rafforza la disponibilità dei governi occidentali a introdurre sanzioni che non rimarranno in vigore all’infinito. In questo scenario, non appare conveniente, in termini strategici, all’Occidente trattare, sottostare a qualsiasi accordo. Il tempo gioca ancora di più contro la Russia”.
Quindi, quale è realmente la situazione sul campo? Ovviamente le notizie sono scarse e frammentate. Dal canto loro le autorità militari di Kiev sostengono che la Russia avrebbe già perso un terzo dei loro effettivi, oltre 12mila morti e più di 30mila uomini fra quanti feriti e catturati. Di contro, dopo aver provato a negare qualsiasi redita di uomini, Mosca ha poi parlato di 450 morti. Dal canto suo mercoledì il Pentagono ha parlato di 2-4mila morti da parte russa, senza contare i feriti, i catturati e, soprattutto, i mezzi resi fuori uso dagli ucraini”. Dunque, se così fosse, osserva il report, “Mosca avrebbe perso almeno il 10% della sua forza”. Quindi, seguendo questa media, entro 15 giorni, si arriverebbe al 30% delle perdite, “la soglia critica, che ti impone di rivedere la struttura delle unità sul terreno, di cambiare gli obiettivi…”.
Max