Nel lessico popolare romano, quello vero e generoso, er pidocchietto (laccezione con il quale solitamente si sottintendeva il cinema parrocchiale), stava a significare una sala da film o un teatrino di ridotte dimensioni. Un bene prezioso che, proprio in virtù degli affettuosi trascorsi di più generazioni, sebbene in estinzione è sopravvissuto fino ai nostri giorni, caratterizzando addirittura alcuni storici quartieri della Capitale.
Tra i pochissimi che sono riusciti a resistere allevoluzione tecnologica (e soprattutto al trastullo web), fino alla scorsa stagione si è distinto il Cinema delle Provincie dEssai, a due passi da piazza Bologna, che ha egregiamente svolto il suo sdoganamento in sala dessai, con una programmazione dautore e sicuramente interessante sotto laspetto della sperimentazione.
Ebbene, lo scorso lunedì, la gran folla di cinefili e residenti radunatasi davanti al Pidocchietto, non era lì per assistere a qualche prova dautore, ma per protestare contro la mancata riapertura, precedentemente prevista dal cartellone per i primi di ottobre.
A ridosso dellestate infatti, a maggio il Cinema delle Provincie dEssai, si era congedato dal suo affezionato pubblico annunciando migliorie e lavori di adeguamento del sistema anticendio. Tuttavia, al rientro dalle ferie il nuovo parrocco della chiesa di SantIppolito (proprietaria della struttura da circa 300 posti), domenica scorsa, dopo la messa ha comunicato la decisione di non riaprirlo. A motivare tale decisione, gli evidenti conti in rosso e la carenza cronica di spazi per organizzare meeting e conferenze.
Una notizia che ha immediatamente sollevato il disappunto di cinefili e residenti i quali, in un crescendo di adesioni, hanno lanciato subito una petizione change.org rivolta a Papa Francesco, alla sindaca Raggi e al capo del governo Conte. E se er Pidocchietto ha resistito imperterrito per anni davanti alla minaccia web, stavolta è stata proprio larea social a venirgli incontro, soprattutto Facebook, dove è stata creata la pagina No alla chiusura del Pidocchietto delle Provincie, Di qui è quindi partita subito la chiamata a raccolta, culminata nella protesta – pacifica – che si è svolta ieri davanti al cinema alle 18.30 (come evidenziano le fotografie di Gilly Fleps , della Target Photo Work In Progress).
Dopo le vicende dellex cinema America a Trastevere, si prospetta dunque la chiusura definitiva di unaltro luogo di cultura come in precedenza è stato per il cinema Maestoso dellAlberone, mentre sono attualmente rischio anche il cinema Royal ed il Real.
Un altro brutto segnale riguarda allo scempio dellomologazione pseudo-culturale che continua a fagocitare anche le realtà di nicchia di una tradizione popolare sempre viva.
Max Tamanti