Non che sia una novità ma, tanto per ‘rinfrescare il concetto’, la vicenda delle concessioni balneari hanno fornito lo spunto a Bruxelles per battere sempre sullo stesso punto: “Fate le riforme? Ecco i fondi del Pnrr! Tergiversate o rimandate? Rubinetti chiusi!”. Non c’è dunque da meravigliarsi per quanto sta accadendo nelle ultime ore, dopo che il dl Milleproroghe di fatto, ha appunto ‘rimandato’ la situazione baneari a fine 2024.
Dunque, come fa giustamente notare il cronista Fabio Insenga, dell’agenzia di stampa Adnkronos, “La conseguenza diretta della proroga al 2024 delle concessioni balneari, una decisione che allontana la soluzione di un problema che si trascina ormai da anni, potrebbe essere la riattivazione, con una lettera o un parere motivato, della procedura di infrazione in corso da tempo. Con tutte le conseguenze che ne derivano”. Non è quindi un ‘vezzo’ se dal Colle sono piovute evidenti perplessità in merito al passaggio del nuovo Dl, dove i balneari rischiano di trasformarsi per il governo stesso in una spada di Damocle, con Forza Italia e la Lega che, in barba alle remore della Meloni e del ministro Fitto (appunto impegnato sul Pnrr), continuano imperterriti a seguire la loro linea.
Inoltre, scrive ancora il cronista dell’AdnKronos, “C’è un altro rischio concreto. La premessa da fare è che la liberalizzazione delle concessioni balneari non è tra gli obiettivi esplicitati dal Recovery plan italiano. Ma la misura è strettamente legata al ddl concorrenza, una delle riforme su cui l’attenzione della Commissione Ue si sta concentrando proprio per valutare il raggiungimento di tutti gli obiettivi, 55, indicati per il secondo semestre 2022. L’interlocuzione va avanti, faticosamente. E’ slittato infatti a fine marzo il via libera della Commissione alla terza tranche di risorse da 19 miliardi di euro previsti dal Piano. Tre mesi, invece dei due che sono stati necessari negli altri step, dalla richiesta ufficiale”.
“Quando si parla di ddl concorrenza – spiega ancora Insenga – si parla di un imponente costruzione legislativa, considerando soprattutto i decreti attuativi, e le concessioni balneari sono considerate ‘un caso di scuola’ del ritardo italiano nella liberalizzazione del mercato. E’ evidente quindi che la proroga non aiuta e che la posta in gioco sia più alta del malcontento, o della soddisfazione, di alcune forze politiche e di una categoria, i gestori di balneari, particolarmente incline alla protesta rumorosa”.
Max