La Prima alla Scala, tra sicurezza ed ovazioni

    Un successo impareggiabile per la Prima della Scala a Milano; otto minuti di applausi ininterrotti, al grido di “Viva Verdi”, hanno decretato il gran successo della Giovanna D’Arco, che torna in scena dopo 150 anni. Riccardo Chailly a dirigere l’orchestra, e teatro-alla-scalala regia di Moshe Leiser e Patrice Caurier hanno inaugurato la stagione scaligera nella festa di Sant’Ambrogio, come da tradizione, il 7 Dicembre. Seppur quest’anno segnata da imponenti misure di sicurezza antiterrorismo, con transenne- che non mancano mai delle contestazioni sessantottine-, metal detector, piazza blindata e cecchini posizionati tutt’attorno la piazza, non sembrano aver scoraggiato appassionati, vip e diversi personaggi politici. Erano presenti il premier Matteo Renzi, che lasciando il teatro ha elogiato lo spettacolo, l’ambasciatrice di Francia Christine Colonna, i ministri Franceschini- dei beni culturali- e Delrio, il sindaco di Milano Pisapia ed il presidente della regione Maroni; presente alla Prima era anche Daniela Santanchè.

    Una grande ed intensa ovazione al maestro Chailly ed all’orchestra, che ha aperto la serata con l’inno di Mameli, accompagnato dal coro scaligero diretto da Bruno Casoni, hanno fatto dimenticare paure e ansie legate alle minacce terroristiche dei giorni passati, trasportando il pubblico in un’atmosfera emozionante.

    Molti applausi anche per Anna Netrebko, nel ruolo di Giovanna che si è confermata un’ottima interprete delle opere verdiane; molto apprezzato anche Devid Cecconi, uno sconosciuto baritono fiorentino di 44 anni che ha sostituito Carlos Alvares nel ruolo di Giacomo, padre di Giovanna.

    Molto apprezzata anche la regia di Leiser e Caurier, che hanno saputo rappresentare con maestria la vicenda della pulzella d’Orleans su un piano psicologico puntando l’attenzione sul conflitto interno della ragazza, tra l’educazione borghese e religiosa avuta dal padre e il suo desiderio di vivere appieno la sua vita. La Giovanna D’Arco messa in scena, è una ragazza che si innamora di Carlo VII e combatte per la sua Francia, ma che non muore sul rogo per mano degli inglesi, come da tradizione, bensì ferita a morte in battaglia pur essendo il rogo presente sulla scena al pari delle sue allucinazioni di angeli e demoni.

    Un’ opera davvero complessa da mettere in scena, di difficile esecuzione anche per le voci, tanto che il maestro Chailly ha detto “è straordinario che Giuseppe Verdi a poco più di 30 anni avesse già in mente questa musica”, costantemente sul registro medio-acuto. Ma l’interpretazione dei due registi ha convinto il pubblico ritrovandovi in pieno il sentimento di Giuseppe Verdi.

     

    Marta Piccioni.