L’immunita’ rischia di rappresentare un ostacolo ben piu’ arduo di quanto lascino credere le parole degli esponenti della maggioranza. Perche’ se e’ vero, come ripete il presidente del consiglio Matteo Renzi, che “non si puo’ compromettere un obiettivo storico”, e’ altrettanto chiaro che l’incidente sta provocando fibrillazioni potenzialmente letali in seno alla maggioranza e fuori. “Se si vuole ridiscutere di immunita’, facciamolo. Se si vuole togliere l’immunita’, togliamola. Quella non era la proposta del governo”, dice il responsabile Enti Locali del Pd Stefano Bonaccini ribadendo sostanzialmente la posizione del ministro Boschi che ha sottolineato come l’idea fosse stataa dei relatori. A due giorni dall’incontro tra i Cinque Stelle e il Pd, quella dell’immunita’ rischia di diventare una pregiudiziale a qualsiasi ipotesi di accordo. E’ il vice presidente della camera e deputato Cinque Stelle Luigi Di Maio a scandire, dopo aver incontrato Beppe Grillo, che “l’immunita’ deve scomparire, non appartiene al Movimento che non ne fa ricorso”. Stanca di essere additata come la ’madre’ dell’emendamento che tende a ristabilire l’immunita’ epr i sindaci-senatori, la presidente della Prima Commissione al Senato Anna Finocchiaro avverte: “il governo era perfettamente a conoscenza del provvedimento. Sapeva tutto e ha fatto una scelta”, per poi aggiungere: “Sto pensando di proporre addirittura un emendamento al mio emendamento per far passare l’idea del rinvio alla Corte. Sono favorevole anche a uno scudo valido solo per le espressioni e i voti dati in aula. Rispondero’ cosi’ a questo fastidioso scaricabarile su di me”. La proposta avanzata da Anna Finocchiaro riguarda, dunque, l’insindacabilita’. Tema su cui si ritrovano anche i Cinque Stelle che, in serata, annunciano di stare presentando un subemendamento per eliminare l’immunita’, mantenendo la sola insindacabilita’ per i voti dati e le dichiarazioni rese nell’ambito del lavoro Parlamentare. E proprio il Movimento Cinque Stelle e’ stato protagonista di un duro botta e risposta con il Pd. Il primo a gettare il guanto di sfida e’ stato il senatore dem, Francesco Russo secondo il quale il capogruppo M5S al senato avrebbe presentato un emendamento per ristabilire l’immunita’. I diretti interessati rispondono che l’emendamento in questione era finalizzato “alla difesa del Senato elettivo” e, cadendo quella ipotesi, sarebbe decaduta anche la proposta emendativa. Stessa risposta a Russo e’ arrivata anche da Paolo Romani, capogruppo di Fi a Palazzo Madama: “Dispiace per il senatore Russo che fraintende o vuole fraintendere quanto proposto da Forza Italia, che non ha mai chiesto ne’ discusso che fosse reintrodotta l’immunita’, fuori luogo in un Senato mera espressione delle istituzioni locali, quali quelli delineati da Renzi e dai relatori”. A difendere la norma sull’immunita’ rimangono i senatori Ncd: dopo le parole del deputato Fabrizio Cicchitto, che ieri demandava ai partiti la responsabilita’ di esprimere candidati ’puliti’, oggi e’ stato il senatore Carlo Giovanardi ad evocare “effetti devastanti” nel caso scomparisse l’immunita’. Ed acquista credito presso le altre forze politiche anche la proposta di Roberto Calderoli di eliminare l’immunita’ epr tutti, senatori e deputati. Sono stati Aldo Di Biagio dei Popolari per l’Italia e Cesare Damiano a dire che, se immunita’ deve essere, allora meglio che valga per tutti.