“L’Italia giustamente è stanca delle chiusure, è comprensibile anche ciò che dice Salvini, quello che però deve contare è l’evidenza dei numeri, dunque è necessario prolungare lo stop alla zona gialla per qualche settimana, avanzare con la vaccinazione, ma prospettare anche delle riaperture nel mese di maggio, perché secondo me è l’incognita che dà maggiore preoccupazione”.
Con la sua solita affabilità, il sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, intervento ai microfoni di Radio Cusano Campus, ha provato a sostenere il morale – ormai crollato – degli italiani, chiedendo ancora un po’ di pazienza.
Del resto, ha spiegato il medico-politico, ”L’Italia in questo momento è come un paziente allettato e il medico deve dirgli: facciamo questa cura e tra un mese starai meglio. Rispetto allo scorso anno c’è la variabile della vaccinazione, da aprile dovremmo vedere i numeri calare e via via ci potranno essere riaperture, con qualche regione che potrà tornare in zona gialla. Non c’è forma migliore di ristoro che consentire riaperture in sicurezza. Questo è doveroso programmarlo, grazie all’avanzata della vaccinazione”.
Purtroppo, continua Sileri, ”Abbiamo vissuto l’inizio della terza ondata ritardata rispetto ad altri Paesi ma ha colto molte di queste persone che non erano ancora vaccinate, ecco perché abbiamo un numero di decessi che è comunque similare rispetto a quelli di altri Paesi europei“. Tuttavia, ha tenuto a rimarcare, “Questi numeri caleranno già da metà aprile, quando col progredire della vaccinazione, i più fragili avranno un’immunità più consolidata. Quando avremo queste categorie protette, il virus infetterà i più giovani che però hanno meno rischi di ammalarsi gravemente ed andare in terapia intensiva”. Ma, ha aggiunto il sottosegretario, ”Nonostante l’aumento dei posti di terapia intensiva, rispetto alla prima ondata, la circolazione della variante inglese ha fatto sì che vi sia stata un’occupazione generalizzata su tutto il territorio nazionale. È la situazione – ha poi concluso – che hanno già vissuto Gran Bretagna e Germania prima di noi”.
Max