In una posizione politicamente tutto sommato ‘comoda’, come quella di stare in solitaria all’opposizione, Giorgia Meloni ha colto l’occasione servitale su un piatto d’argento dal deplorevole ‘dietrofront’ sulla mancata riapertura degli impianti sciistici: “Chi sostiene che lo sci è un’attività sacrificabile ignora che il turismo invernale è un asset economico insostituibile e non si rende conto che per tanti territori è l’unica fonte di ricchezza e occupazione. Chi vive e lavora in montagna merita rispetto, va sostenuto nell’accesso ai servizi e chiede che lo Stato sia un alleato per favorire residenzialità, combattere lo spopolamento e rilanciare l’imprenditorialità“.
Un ‘rimbrotto’ legittimo e condivisibile, che però la leader di Fdi imputa subito al nuovo esecutivo e non, da come ha lasciato intendere Ricciardi, ‘preventivamente’ pensato dal precedente governo: “I commenti approssimativi, i pregiudizi e l’ironia che sto leggendo in queste ore per giustificare la folle scelta di Draghi e Speranza di rinviare, peraltro con poche ore di preavviso, la stagione sciistica amatoriale, sono un affronto per tantissimi nostri connazionali. Fratelli d’Italia è l’unico partito ad aver celebrato più volte gli Stati generali della Montagna e ad aver difeso in Parlamento le istanze di tutti quei cittadini che chiedono di poter continuare a vivere e lavorare dove sono nati e cresciuti: lo dimostra la mozione approvata alla Camera ormai un anno fa, rimasta lettera morta per colpa della sinistra e della maggioranza”. Quindi la ‘chiusa’ virata in una chiave patriottica: “La montagna è un pezzo dell’identità italiana e non può essere umiliata in questo modo”.
Max