Premettiamo subito: il nostro Paese ne ha da insegnare a tanti altri in ogni settore, il problema però – grave ed atavico – è quello legato alla digitalizzazione sia dell’apparato nazionale sanitario che di quello per così dire ‘burocratico’. Da noi infatti si va ancora avanti con i ‘pezzi di carta’ da compilare, appuntamenti improbabili, code interminabili, oltretutto spesso pagando anche lo scotto della mediocre assistenza dei dipendenti pubblici, pochi (almeno quelli relegati al pubblico) e puntualmente ‘incazzati’.
Ora però, grazie a Dio, ‘qualcosa si muove‘ e, proprio stamane, nella Capitale è stato presentato in pompa magna alla Confcommercio l’Assistel report 2020. L’occasione ha informato i cittadini che l’attesa digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è finalmente quasi realtà. L’anno che verrà comporterà infatti forti investimenti proprio per ottimizzare il rapporto fra gli ‘uffici’ ed i cittadini. La ‘Information Technology’ (che stress sti inglesismi!), comporterà infatti investimenti per oltre 4 miliardi di euro, rappresentando il 13% nella spesa complessiva della spesa Itc del Paese.
A presentare questo incoraggiante quadro nelle sede della Confcommecio c’erano Paola Pisano (ministro per l’Innovazione e la Digitalizzazione), Paola Generali (presidente di Assintel), Luca Attias (Team Digitale del ministero dell’Innovazione) e, per la Commissione Europea, Lucilla Sioli.
L’innovazione tecnologica, questa ‘sconosciuta’
Prendendo la parola, la ‘ministra’ (termine orribile), ha spiegato che: “Puntiamo ad una pubblica amministrazione che rema tutta nel verso della digitalizzazione e innovazione per un paese unico. I nostri obiettivi si focalizzeranno sull’aumento dell’utilizzo dei servizi digitali in Italia per i cittadini e le imprese, l’aumento della produttività e dei posti di lavoro e un ecosistema culturale e economico in grado di sviluppare e attrarre nuove competenze e innovazioni”, ha poi aggiunto la Pisano sottolineando inoltre che “la volontà è quella di agire in assoluta continuità con il lavoro del Commissario Straordinario per l’attuazione dell’Agenda Digitale Luca Attias e il Team di Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio”.
Il neo presidente di Assintel, Paola Generali si è congratulata subito perché “Avere un Ministro per l’Innovazione tecnologica e la Digitalizzazione è davvero un passo avanti nella governance strategica del digitale, con cui Assintel si rende totalmente disponibile a collaborare sin da subito per mettere a fattor comune le competenze della community Ict. I punti caldi in gioco per noi sono quattro: una vera digitalizzazione della Pa, che sia driver per costruire una cittadinanza digitale a 360 gradi” ma bisogna andare avanti anche con “nuove norme e incentivi dedicati alle Pmi digitali, per dare loro opportunità di crescita”. La presidente di Assintel ha sottolineato anche la necessità del “sostegno alla trasformazione digitale e prima ancora culturale delle Pmi e lo sviluppo delle competenze digitali, oggi drammaticamente carenti”.
Dal canto suo ‘il padrone di casa’, Carlo sangalli – presidente della Confcommercio – ha commentato che “È evidente che bisogna puntare sui moltiplicatori di competitività: come digitale e nuove tecnologie. Il digitale, infatti, abilita la crescita di tutte le diverse categorie: perché ingrandisce il mercato, permette le connessioni, abilita le opportunità, rende più vaste le competenze”.
L’innovazione sarebbe anche creare concorsi ad hoc
Ad ogni modo a rendere deprimente la situazione precedente questa svolta, è l’indagine specifica rivolta alle principali realtà italiane le quali, nel 60% dei casi ad incidere negativamente sul 96% negli enti pubblici, sarebbero le complicanze nel poter reperire competenze digitali adeguate. Al momento infatti, i settori dove l’avvento digitale riesce ad ottimizzare l’apporto di unità competenti, sono quelli della Cyber Security e del Cloud. In poche parole, si sta digitalizzando, ma poi tra i dipendenti sono in pochi a masticarne, e non si può fargliene una colpa! Il problema forse più grande è stato l’immenso stallo legato agli investimenti che non hanno permesso di procedere per piccoli passi – al pari degli altri paesi europei – verso la digitalizzazione, formando e ‘reclutando’ personale competente. Il risultato è che oggi si pretende il salto di qualità repentino. Forse, sempre in tema di ‘innovazione’, è giunta l’ora di rivedere anche il sistema dei concorsi dove non può bastare un ‘pezzo di carta’ qualsiasi ma, nell’ambito di una precisa specializzazione, lauree o ‘seri corsi specifici’ per poter poi ‘saper metterci le mani’ nel modo giusto. Ecco, l’innovazione per essere tale, deve passare attraverso ogni sfumatura della nostra società per divenire ‘credibile’ ed affidabile…
Max