LA CRISI ‘INVESTE’ I NEGOZI: CHIUDONO CIRCA 30 LOCALI COMMERCIALI AL GIORNO.

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    Mentre il ministro dell’Economia, Pier Paolo Padoan, parla di un’Italia che sta uscendo dalla crisi, per quanto riguarda la ‘crescita’ del reddito familiare, da inizio 2015 sono scomparse circa 30 imprese al giorno. A stimare questo dato ‘impietoso’ è Confesercenti, sulla base della rilevazioni delle imprese di intermediazione immobiliare. La desertificazione delle attività commerciali tocca, soprattutto, i piccoli centri e le periferie delle città. Le serrande calate sembrano un ‘optional’ dal quale non si può sfuggire. Le liberalizzazioni e gli affitti che aumentano, sono i maggiori responsabili di tali chiusure, il tutto ‘condito’ da ‘un’arrestabile’ crisi economica. Il numero più alto di negozi sfitti, si trova nelle regioni con la più alta densità di locali ad uso commerciale: Lombardia (82mila), Campania (70mila) e Lazio (62mila). Per la ‘ripopolazione’ dei negozi, Confesercenti propone una norma che permetta di introdurre canoni concordati e cedolare secca anche per gli affitti di locali commerciali, attraverso un accordo tra proprietari immobiliari, rappresentanti delle imprese commerciali e amministrazioni territoriali competenti. “Si creerebbe anche valore per tutti i soggetti interessati – ribadisce Confesercenti – il proprietario dell’immobile godrebbe di un indubbio beneficio fiscale, le attività commerciali corrisponderebbero un canone ridotto. E per l’amministrazione comunale sarebbe un doppio investimento: sociale, con il ripopolamento delle aree oramai desertificate delle città, e fiscale”.  Con l’introduzione, nella prossima legge di stabilità,  di un canone concordato e cedolare secca potremmo rivedere l’apertura di circa 190mila negozi in soli due anni.

    D.T.