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La Cina lancia il passaporto vaccinale. È il primo Paese al mondo

La Cina ha lanciato il passaporto vaccinale per chi ha ricevuto prima e seconda dose. È il primo Paese al mondo ad attivare tale certificato, disponibile in formato digitale o cartaceo, che consentirà ai cittadini di viaggiare. L’obiettivo è “aiutare a promuovere la ripresa economica mondiale e facilitare i viaggi oltrefrontiera”, ha spiegato un portavoce del ministero degli Esteri di Pechino. Per il momento il “passaporto”, che può essere scaricato attraverso la piattaforma WeChat, è riservato solo per i cittadini cinesi e non è obbligatorio. Il documento contiene un Qr code, già ampiamente utilizzato in Cina per regolare trasporti e ingresso nei luoghi pubblici, che garantisce alle autorità di Pechino tutte le informazioni sanitarie necessarie dell’individuo.

Anche in altri Paesi, così come nell’Unione europea, ha preso piede la discussione relativa all’adozione di un passaporto per chi ha ricevuto il vaccino. La Commissione europea formalizzerà il 17 marzo la proposta di un “green pass”, studiato per promuovere viaggi e spostamenti in vista dell’estate. La questione non è scevra da dubbi da parte dell’opinione pubblica. In primo luogo le riserve riguardano la sicurezza dei dati personali, preoccupazioni da cui Bruxelles ha rassicurato. Sul tema si è espresso il Garante per la protezione dei dati personali, sollecitando il Parlamento a intervenire, attraverso una legge nazionale, “in modo da realizzare un equo bilanciamento tra l’interesse pubblico che si intende perseguire e l’interesse individuale alla riservatezza”.

Divide anche il tema della discriminazione. Il passaporto vaccinale – prosegue il Garante – “al fine di consentire l’accesso, riservato o privilegiato, in determinati luoghi (aeroporti, alberghi, cinema, ristoranti, ecc.) e la fruizione di determinati servizi incidenti sul libertà costituzionalmente garantite (di svago, di libera esplicazione della propria personalità, di circolazione) introdurrebbe un trattamento discriminatorio e sanzionatorio per i non vaccinati e, in forma surrettizia, l’obbligo del vaccino”. L’ipotesi di tale certificato potrebbe dunque occupare nelle prossime settimane l’arena pubblica, mettendo magari anche in luce le differenze tra i diversi Paesi nell’accogliere o meno la proposta. Nella speranza che la “geopolitica del vaccino”, come è stata chiamata dai commentatori, sia una sfida solo per e a favore dei cittadini.

Mario Bonito