Al via la mobilitazione all’interno della chiesa per raccogliere l’invito di Papa Francesco ad accogliere i migranti. Cardinale di Lione: “Appello Papa realistico, si può” – “L’invito del Papa per ospitare una famiglia di rifugiati in ogni parrocchia? Una buona idea, umile, realistica e molto confortante”: lo dice in un tweet, il cardinale di Lione Philippe Barbarin. Poi aggiunge che spesso si pensa che “non possiamo fare nulla” o “non si sa cosa fare…Una famiglia in ogni parrocchia, si può!”. “Non voglio polemizzare con il Santo Padre…ma chissà se l’appello ad accogliere gli immigrati nelle parrocchie varrà anche per smuovere le coscienze dei benpensanti buonisti per le migliaia di italiani in difficoltà che dormono in auto. Che poi la Chiesa i soldi in gran parte li prende in Italia dall’8 per 1000…”. Lo ha detto Matteo Salvini a Radio Padania. “Rispondiamo all’appello di Papa Francesco per l’accoglienza dei profughi e faccio un invito alla famiglia orionina a disporre un ambiente adatto per dare risposta all’invito del pontefice. La nostra Congregazione sta già facendo qualcosa in tale senso”. E’ quanto dichiara don Flavio Peloso, superiore generale dell’Opera don Orione, in una lettera inviata a tutti i confratelli di Europa, affinché si facciano promotori di accoglienza di emergenza ai profughi. La congregazione ha già accolto richiedenti asilo a Seregno-Milano (con 22 persone), Santa Maria la Longa-Udine (18 persone), Genova-Camaldoli (25 persone), Genova-Salita Angeli (20 persone). Gli Orionini si stanno muovendo anche per accoglienze brevi nel tempo e di poche persone, a Reggio Calabria, Genova-Castagna, al Mater Dei di Tortona (Alessandria), a Floridia (Siracusa). “Consapevole – aggiunge Don Peloso – che in alcune città italiane la Congregazione abbia già accolto alcuni richiedenti asilo, sono qui a dirvi che si può fare di più. E non solo in Italia, ma anche in Spagna, in Inghilterra, in Polonia e nei paesi dell’Est Europa. Mi trovo in Polonia, una nazione che, per ora, non accetta i profughi, ma il Provinciale mi ha parlato di iniziative concrete e possibili anche qui”. “La chiarezza e l’insistenza con cui Papa Francesco – continua Peloso – invita all’accoglienza dei profughi non deve lasciare incertezze in noi Orionini. Il Papa vede nell’accoglienza dei profughi un segno della misericordia di Dio e del Vangelo”. “Le parole pronunciate ieri all’Angelus da Papa Francesco sono risuonate fortemente qui al santuario di Pompei” dove “l’accoglienza è uno stile di vita quotidiano”. Lo ha detto l’Arcivescovo di Pompei, mons. Tommaso Caputo, in un’intervista al Tg2000, il telegiornale di Tv2000, rispondendo all’appello all’accoglienza dei migranti lanciato ieri dal Papa. “Da oltre 130 anni – ha spiegato mons. Caputo – bambini, poveri, orfani, figli di carcerati, anziani, ex tossicodipendenti, diversamente abili, donne adolescenti in difficoltà hanno trovato e trovano casa, istruzione, futuro ma soprattutto amore concreto e diffusivo”. “Le nostre opere sociali e caritative – ha aggiunto mons. Caputo – ospitano centinaia di ultimi ed emarginati. Tra due settimane sarà inaugurata una nuova casa famiglia che sarà dedicata ai bambini e ai bambini diversamente abili. Negli ultimi mesi abbiamo accolto 30 donne migranti con i loro bambini che provengono da Eritrea, Nigeria, Guinea. Attualmente sono ospitate presso la nostra casa 12 donne con 2 bambini”. Dopo l’appello lanciato da Papa Francesco per l’accoglienza dei migranti nelle parrocchie, la Diocesi di Cagliari si organizza per gestire l’emergenza dovuta agli oltre duemila profughi che sono stati fatti sbarcare in Sardegna nelle ultime settimane, in seguito ai diversi salvataggi in mare. Questo pomeriggio il direttore della Caritas diocesana, monsignor Marco Lai, incontrerà l’arcivescovo di Cagliari Arrigo Miglio per approntare la macchina dell’accoglienza della Chiesa cagliaritana. In maniera informale mons. Lai ha già raccolto alcune disponibilità che sono giunte da diverse parrocchie del territorio. In particolare, secondo quanto appreso, ci sarebbe un passo avanti a Quartu Sant’Elena (Cagliari), ma sia la strategia complessiva che l’organizzazione verranno definite nel confronto di questo pomeriggio. “La Chiesa fiorentina è da tempo impegnata nell’accoglienza di profughi e rifugiati e già ne ospita alcune centinaia in strutture messe a disposizione da parrocchie ed enti diocesani. In questa accoglienza diverse parrocchie dell’arcidiocesi sono già impegnate, soprattutto attraverso i propri volontari”. Lo scrive in una nota l’arcivescovo di Firenze cardinale Giuseppe Betori che, dopo l’appello di ieri di Papa Francesco, chiede a tutte le parrocchie “un ancor maggiore coinvolgimento”. In primo luogo, spiega l’arcivescovo dando indicazioni su come fare, “le parrocchie, che con disponibilità e generosità intendono seguire la strada indicata dal Papa, si mettano in contatto con la Caritas diocesana, che sola può garantire il coordinamento necessario a un’ordinata attuazione di questa complessa operazione e soprattutto i rapporti con le autorità dello Stato e quelli con le amministrazioni locali, perché tutto avvenga nel rispetto delle leggi e delle normative”. All’interno di tale coordinamento diocesano, assicurato dalla Caritas di Firenze, “ogni parrocchia è invitata a farsi formalmente e concretamente carico dell’accoglienza di una famiglia o di un piccolo gruppo di profughi, secondo l’invito del Papa”, continua Betori. Una cosa che può essere fatta dalle parrocchie, anche collegandosi tra loro, individuando “spazi per offrire ospitalità alla famiglia o gruppo di profughi di cui ci si fa carico fornendo abitazione, cibo, vestiario e ogni cura necessaria”, costituendo, dove non ci fosse, una Caritas della parrocchia. Gli spazi possono essere nel territorio parrocchiale “o in luoghi di cui può usufruire (penso alle ex-canoniche che alcune parrocchie cittadine gestiscono nei piccoli paesi della periferia della diocesi) o che possono essere messi a disposizione dalla stessa parrocchia, da istituti religiosi, da enti diocesani o anche da privati cittadini”. “Sono certo – conclude Betori – che la risposta delle nostre parrocchie all’appello del Papa sarà generosa secondo le nostre tradizioni fiorentine”. E’ormai collaudato da tempo il sistema dell’accoglienza dei migranti messo a punto dalla Diocesi di Reggio Calabria. Un modello pronto la cui utilità potrà rivelarsi fondamentale a seguito dell’appello di Papa Francesco per ospitare i migranti nelle parrocchie. “Siamo in campo da tempo – fanno sapere dalla curia diocesana della città calabrese dello Stretto – e il nostro intervento come assistenza e prima accoglienza è stato immediato già dai primi sbarchi che si sono verificati nel nostro porto, soprattutto per quanto concerne i minori non accompagnati. Oggi con migliaia e migliaia di arrivi la nostra opera, assieme a quella di tutti gli altri soggetti interessati, procede speditamente attraverso il Coordinamento per l’accoglienza che è attivo da mesi e la cui esperienza sarà importante per organizzare l’accoglienza così come indicato dal Santo Padre”. Anche le altre diocesi calabresi, non solo nelle realtà più a contatto in questi ultimi anni con l’approdo di migliaia di migranti, si stanno muovendo per promuovere l’accoglienza. A Locri, in queste ore, sono in corso delle riunioni operative in Episcopato per stabilire il da farsi. Iniziative analoghe sono in programma e si terranno a breve nelle altre 11 diocesi della regione.