Laula della Camera ha approvato il Jobs Act con solamente 316 voti a favore, uno
soltanto sopra la maggioranza assoluta. A votare sono stati 250 deputati del PD,
22 di Sc, 16 di Ncd, 14 del Misto, 12 di Pi, 1 della Lega ed 1 di Fratelli dItalia.
Al termine della votazione, Matteo Renzi ha ringraziato i deputati su Twitter:
Grazie ai deputati che hanno approvato il Jobs Act senza voto di fiducia. Adesso
avanti sulle riforme.
Ma se da una parte Matteo Renzi festeggia, dallaltra non tardano ad arrivare le
proteste, difatti Lega Nord, Sel, Movimento 5 stelle, Forza Italia e 40 deputati
del Pd hanno deciso di non partecipare al voto finale.
La minoranza del PD si è divisa. Quaranta deputati non hanno votato, mentre in 2
si sono opposti ed altri 2 si sono astenuti. I no sono quelli di Giuseppe Civati e
Luca Pastorino. Astenuti Paolo Gandolfi e Giuseppe Guerini
In ventinove hanno firmato un documento nel quale sono riportate le seguenti
parole: Alla fine di una discussione seria e che rispettiamo, non possiamo votare a
favore del Jobs Act. Abbiamo apprezzato limpegno della commissione Lavoro della
Camera e riconosciuto i passi avanti compiuti su singole norme. Tuttavia limpianto
del provvedimento rimane non convincente.
Il ministro del Lavoro Giuliano Poletti sostiene che il comportamento della
minoranza del PD fosse prevedibile: Era in qualche misura prevedibile. Cè una
discussione che va avanti da tempo e posizioni notoriamente diverse. Tuttavia chi
non ha espresso voto favorevole, alla fine ha apprezzato i miglioramenti e ha
riconosciuto il lavoro svolto.
Il deputato del PD, Stefano Fassina, ha attaccato Renzi nel corso della conferenza
stampa della minoranza del PD: Le parole di Renzi non aiutano la pace sociale.
Alimenta le tensioni sovversive e corporative.
La critica al Premier è continuata su Twitter dove il presidente di Sel, Nichi
Vendola ha detto: Tradotto in italiano significa Lavoro sporco. Governo Renzi,
precarizzare, demansionare e licenziare: sono questi i verbi della resa culturale
della destra.
Durante un incontro con Sel e la FIOM lombarda, Gianni Cuperlo ha sottolineato
di essere contrario al Jobs Act e spiegato che non ci si deve concentrare su come
licenziare ma su come assumere.
Diversa è la posizione dellex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, il quale ha
assicurato che avrebbe votato a favore del testo per convinzione e disciplina
ma ha rivendicato la necessità di lasciare alla sensibilità di ciascuno se seguire o
meno le indicazioni di partito.
Il provvedimento ora passa al Senato in terza lettura per il via libera definitivo. Il
testo è stato infatti modificato dalla commissione Lavoro, dove sono stati
approvati gli emendamenti nati dallaccordo tra governo e minoranza Pd.
Lapprodo in Aula al Senato è previsto per il 3 o 4 dicembre.
Il Jobs Act è stato approvato, ma il governo Renzi resta da solo contro la
maggioranza della Camera che si è detta contraria al testo.