“Anche con la precedente legge elettorale, dove laccordo di coalizione non si sostanziava in comuni candidature di collegio, ma in un programma comune e in una comune candidatura alla premiership, le forze politiche avviavano la raccolta firme sulle proprie liste, ma non erano obbligate a scrivere e a comunicare ai sottoscrittori prima della data del deposito delle candidature con chi, a quali condizioni e scegliendo quale capo-coalizione si sarebbe alleate. Insomma, con il Porcellum si raccoglievano le firme senza dire preventivamente agli elettori se la lista sarebbe andata a destra, a sinistra, o da sola, invece oggi si vorrebbe che +Europa raccogliesse le firme divinando, con un mese di anticipo, il nome di 348 candidati uninominali, che ne esistono, né al momento possono esistere! È evidente che lindicazione dei candidati nei collegi uninominali di una coalizione dovrebbe avvenire, per tutte le liste coalizzate, secondo i tempi e con le modalità previste per le liste esonerate dalla raccolta firme, cioè in sede di presentazione congiunta da parte dei rappresentanti di tutte le liste della coalizione (articolo 18-bis, comma 1-bis, secondo periodo)”.Così i promotori di +Europa, Riccardo Magi, Benedetto Della Vedova, e lex ministro degli Affari esteri, Emma Bonino (che stamane ha dato il suo stop ad uneventuale alleanza col Pd), denunciando la questione delle firme da raccogliere in vista delle elezioni del 4 marzo prossimo. “La presentazione autonoma, senza alcuna forma di collegamento con altre liste, di +Europa con Emma Bonino oggi è una condizione che ci è imposta da uninterpretazione logicamente surreale e giuridicamente incostituzionale di una norma della legge elettorale spiegano i promotori attraverso una nota -. Interpretazione richiesta a gran voce dalle opposizioni del centro-destra e ufficializzata dal Viminale. Vale la pena riassumere la questione a beneficio di tutti, per mostrare quanto il funzionamento di una democrazia possa diventare paradossalmente antidemocratico. La nuova legge elettorale per Camera e Senato prevede (articolo 18-bis del DPR 361/57) che la dichiarazione di presentazione delle liste di candidati per lattribuzione dei seggi nel collegio plurinominale, con lindicazione dei candidati della lista nei collegi uninominali compresi nel collegio plurinominale debba essere sottoscritta da almeno 1.500 e da non più di 2.000 elettori
”. Come evidenziano ancora i tre a proposito del numero di firme autenticate, è “mostruoso, imposto solo alle liste che non godono di una esenzione legata al collegamento coi gruppi parlamentari del parlamento uscente. Il problema in cui siamo intrappolati non riguarda solo il numero delle firme, ma la disciplina di presentazione delle liste e delle candidature. Questa norma è stata interpretata dal Viminale nel senso di intendere per dichiarazione di presentazione anche i moduli su cui le liste raccolgono le firme e non solo le dichiarazioni con cui le liste depositano le firme raccolte presso gli uffici elettorali circoscrizionali (tra il 35° e il 34° giorno antecedente la data del voto). Questo vuol dire che oggi +Europa, in caso di apparentamento con il centrosinistra, dovrebbe scrivere sui moduli i nomi dei candidati nei collegi uninominali concordati tra diverse forze politiche, che non esistono, né possono esistere, visto che giuridicamente il collegamento tra le liste non matura prima del 42° giorno precedente il voto (cioè il 21 gennaio) e le altre forze politiche, che sono esonerate dallobbligo di raccolta firme, possono stabilire i candidati comuni nellimminenza del deposito delle candidature, il 34° giorno prima del voto (cioè il 29 gennaio)”. In tutto questo, spiegano da +Europa, il Viminale aveva impropriamente suggerito un emendamento nella legge di bilancio, pure non necessario, per risolvere per legge la questione senza il minimo sforzo di interpretazione; ed è paradossale perché questa legge elettorale su molti punti implicherà per lambiguità o anche per la vera e propria assenza di norme primarie fondamentali un lavoro ben più complicato e discrezionale di interpretazione. Il Pd aveva presentato questo emendamento, che è però stato ritirato prima del voto, perché il capogruppo di FI Brunetta si era lamentato di non essere stato informato e aveva minacciato – niente meno – di far saltare il bilancio dello Stato e provocare laumento dellIva (boom!). Abbiamo sollevato questa questione di diritto, cioè di piena parità di accesso alle elezioni per le liste che devono raccogliere le firme in tutte le sedi istituzionali e politiche; abbiamo parlato con tutti, spiegato e argomentato. Tutti hanno saputo, tutti hanno capito ma nessuno ha avuto la volontà di scongiurare questo vulnus che aleggerà sulle elezioni e verrà sanato per il futuro solo quando la Consulta se ne occuperà. Le scelte – e le non scelte ancor di più – hanno delle conseguenze. La conseguenza di questa inerzia era per noi nota da tempo e avevamo avvertito che non cera che una sola soluzione alla questione, cioè assicurare lunica interpretazione logica e costituzionale possibile.+Europa spiegano ancora – ha dunque di fronte tre strade, ma una sola porta alleffettiva presentazione della lista. Le alternative alla presentazione autonoma sono la non presentazione, o la raccolta firme sulle sole liste per i collegi plurinominali, contro linterpretazione data dal Viminale. In entrambi i casi, però, gli elettori non troverebbero sulla scheda né il nostro simbolo, né i nostri candidati. Se dobbiamo raccogliere le firme mettendo da subito i candidati di tutti i collegi uninominali – previsione assurda – non possiamo che mettere nomi tutti nostri. Se per il ministero degli interni questa è lunica possibilità, cioè impedire alle liste che devono raccogliere le firme di apparentarsi con altre liste, non abbiamo alternative. Pertanto lunico modo di garantire la partecipazione di +Europa, con Emma Bonino alla imminente competizione elettorale è quello di iniziare subito, nei prossimi giorni, la raccolta delle firme dei cittadini per una presentazione autonoma della lista”.
M.