LA BIONICA E’ IL FUTURO DELLA MEDICINA E DEL BUSINESS: LE LENTI BIONICHE DEL PROF. GARTH WEBB.

    Siamo di fronte ad una grande scoperta e innovazione scientifica che illumina il futuro di moltissime persone e che lascia sempre più ben sperare sui futuri destini della medicina bionica sia a livello medico che a livello industriale. Stiamo parlando delle lenti bioniche del prof. Garth Webb che,dal Canada, ha sperimentato con successo un ritrovato tecnico e scientifico in grado di superare lo strumento tradizionale degli occhiali e che dovrebbe entrare nel mercato al più tardi entro il 2017. Sembrerebbe che le sperimentazioni siano state indirizzate a rivolgere il problema della miopia più che quello della presbiopia, tuttavia pare che con un intervento di poco meno di dieci minuti, consistente nell’iniettare una soluzione salina, a livello endoculare,e nell’attendere il fissaggio della lente al cristallino,chi prima faceva fatica a vedere l’ora di un orologio a 3 metri di distanza, recupererebbe la nitida visione a distanza, addirittura a circa 10 metri! Trattasi dunque dell’installazione di una lente a contatto endoculare aderente al cristallino che, tra le altre cose, secondo le previsioni più rosee, abbasserebbe o eliminerebbe anche il pericolo di incidenza della cataratta nel tempo. Pur dovendo precisare che si tratta anche di un intervento effettuabile sull’occhio maturo, cioè su persone che abbiano compiuto i 25 anni,non sfuggono i parallelismi  con le sperimentazioni in corso da anni presso l’università tedesca di Tubinga, da parte del celebre genio della medicina e ingegnere,prof. Eberhard Zrenner, relativamente alle operazioni chirurgiche di installazione di un microchip collegato col nervo ottico in grado di compiere il miracolo di ridare la vista ai ciechi attraverso la creazione di una vera e propria protesi retinica,la cosiddetta retina artificiale. Attualmente la sperimentazione riguarda i pazienti affetti dalla malattìa degenerativa della retinite pigmentosa e pare che la retina artificiale consenta un recupero della visione in bianco e nero,mentre per il colore bisognerà forse attendere,ma è il progetto forse più audace a livello europeo in materia di medicina bionica,poiché la protesi potrà consentire di superare anche le patologie degenerative invalidanti progressive e irreversibili. Per tornare alla sperimentazione del prof.Webb,in termini di cifre e tempi, si tratta di un percorso che ha impiegato 8 anni per arrivare agli attuali risultati e l’impiego di 2,3 milioni di dollari, tuttavìa sarebbe interessante discutere sulla validità o eventuali effetti collaterali di tale ritrovato scientifico anche con autori come l’italiano David De Angelis, autore del testo “Come sono guarito dalla miopìa” (edizioni Macrolibrarsi),il quale porta avanti la teoria opposta delle lenti come fattore che generalmente tende ad impigrire l’occhio umano, tanto che bisognerebbe sforzarsi di esercitarsi alla lettura o visione da lontano (passeggiate al verde e visione in lontananza) o con lenti di gradazione addirittura opposta a quella di cui si avrebbe bisogno ai fini del recupero della vista e guarigione naturale dalla miopia. Si tratta di una teoria medica tradizionale non priva di fondamento,almeno circa l’aspetto dell’uso continuato della lente e la pigrizia oculare,che potrebbe interessare il caso di uno strumento protesico endoculare fissato costantemente al cristallino come nel caso di specie. Ad ogni modo,indipendentemente dagli eventuali dibattiti e riserve, resta un dato di fatto che la medicina bionica e i relativi ritrovati rappresentino oggi uno dei settori strategici più promettenti in termini di fatturato e indotto dell’industria moderna e che risultati come quelli dell’atleta Oscar Pistorius (le gambe bioniche e i suoi record ) o delle protesi cardiache dimostrano, senza margini di dubbio,i risultati sorprendenti che possono partorire la meccanica e l’ingegneria applicate al corpo umano. L’unico problema,per l’Italia, è la difficoltà strutturale a fare e promuovere la ricerca e l’innovazione scientifica e a raccordare gli sforzi di università e imprese di cui parlava già nel 2005 il prof.Marco Fortis nel suo testo: “Le due sfide del made in Italy:globalizzazione e innovazione”,problema che appare nel 2015 ormai consolidato nel tempo,se non addirittura aggravato e da individuarsi come vero gap del nostro ritardo storico e tra le cause principali dell’incapacità di emergere dalla crisi economica.