I più guardano all’evolversi della situazione, attraversati dal terrore di una guerra che, onestamente, difficilmente avverrà. O, almeno, non nel senso totale, sono troppi infatti gli interessi in ballo da ambo le parti. Oggi infatti, nell’era tecnologica, la guerra costa, e sia gli Usa che l’Iran non hanno certo interesse a perdere ciascuna il proprio status di potenza, soprattutto con l’avvento delle nuove super potenze – vedi la Cina – pronte ad annettersi la centralità dei mercati mondiali. Certo non saranno rose e fiori: la ‘baruffa’ comporterà azioni eclatanti, probabilmente violente, un serrato botta e risposta che sarà presto placato dalla diplomazia attraverso chissà quale compromesso.
In Italia ‘il pericolo’ è fare il pieno dal distributore
Allo stato dei fatti, per quel che riguarda il nostro Paese, l’unico, serio rischio tangibile è determinato dall’importazione del greggio che, per ovvi motivi, continuando ad aumentare, inciderà moltissimo sulla nostra economia. Stamane infatti, parallelamente al lancio di missili iraniani contro le basi Usa in Iraq, il prezzo del greggio ha subito un ‘abbondante’ rialzo. Un contraccolpo che ha toccato anche i mercati asiatici, dove le quotazioni del petrolio hanno subito un rialzo del 3,6%, arrivando persino a toccare i 70,50 dollari, per poi assestarsi a 69 dollari (che equivale ad un amento dell l’1%).
Ovviamente anche il WTI ne ha risentito, toccando prima i 62,70 dollari, per poi schizzare a 64,20 dollari. Attualmente si parla di 63,20 dollari il barile.
Max