Tra le moltissime cose che la maggior parte delle persone non sanno, è che limpegno nel mondo degli ambientalisti è costellato di martiri: solo nel 2015, con un incremento del 60% in più rispetto allanno prima, tra le migliaia operatori impegnati nella tutela dell’ambiente sono state uccise 185 persone nel mondo. “Gli episodi di violenza sugli ambientalisti sono purtroppo assai più diffusi di quanto si creda. Ci sono aree del mondo dove la violenza si spinge fino all’omicidio”, spiega ai media il direttore esecutivo di Greenpeace, Giuseppe Onufrio. Esemplare in questo senso il caso dell’attivista ambientale Berta Càceres, assassinata nella sua casa de La Esperanza, nell’Honduras. Lattivista, fra laltro Vincitrice del Goldman Environmental Prize, da anni si batteva tenacemente contro la costruzione di quattro dighe sul fiume Gualcarque che priverebbero gli indigeni Lenca della principale fonte di irrigazione e acqua potabile. Ma non solo: dopo di lei, è toccata la stessa sorte ad altri due attivisti dello stesso movimento: a marzo Nelson Garcìa e, lo scorso luglio, Lesbia Yaneth Urquia. Tra laltro, come spiega il meticoloso report annuale del Global Witness Report, con più di 100 quelli uccisi tra il 2010 e il 2014, l’Honduras è uno dei Paesi più pericolosi al mondo per gli attivisti ambientali. Ma questo non significa che gli altri loro colleghi se la passino meglio: la vita degli attivisti è infatti puntualmente contraddistinta da intimidazioni e veri e propri attacchi diretti. Restando ad esempio in casa Greenpeace (di cui in molti avranno visto i terribili attacchi subiti dalle feroci baleniere giapponesi), la notte tra l’8 e il 9 settembre, in una cittadina della Russia meridionale, Kuban, è avvenuto un brutale pestaggio contro uno dei team antincendio dell’associazione ambientalista, accusato di accogliere spie occidentali. Otto persone armate e a volto coperto hanno invaso il campeggio in cui dormivano i 19 attivisti, ferendo gravemente due persone, Andrey Polomoshnov e Michael Kreindlin. Infine, rivela il rapporto Natura Connection del Wwf, anche per i Rangers la vità è dura e difficilissima: I gruppi armati perpetuano una strategia del terrore minacciando, torturando e seviziando i rangers impegnati nella lotta antibracconaggio. Altro dato raccapricciante: negli ultimi 10 anni più di mille di essi sono stati uccisi nel loro servizio in 35 Paesi diversi. Morti silenti di cui poco si parla, che lottano anche per i nostri figli, nella speranza di poter vivere un mondo più sano e pulito
M.