Intervistato dal Times in merito allagghiacciante notizia che il tabloid ha annunciato per primo, l’esperto di armi chimiche Hamish de Bretton-Gordon, ha definito tale realtà “un terribile ritorno al nazismo”. E stato infatti scoperto che nei mesi scorsi il sedicente Stato Islamico avrebbe usato alcuni prigionieri come cavie umane, testando su di loro armi chimiche attraverso cibo e bevande, provocando loro sofferenze atroci alle quali, dopo alcune settimane è seguita la morte. Nel suo scoop il Times racconta che le prove di queste ripugnanti sperimentazioni sarebbero contenute in alcuni documenti redatti in arabo – nascosti nell’Università di Mosul e ritrovati dalle forze speciali irachene, nella zona della città strappata al dominio dello Stato Islamico. Il ’Times’ ha tenuto a precisare che si tratterebbe di file verificati dalle forze britanniche e statunitensi. Lo scopo della sperimentazione è facilmente intuibile: la rete terroristica potrebbe aver condotto test chimici con l’obiettivo di utilizzare queste armi chimiche in Occidente, tramite la contaminazione di cibo e bevande. Nei report, si legge che una delle vittime sarebbe stata nutrita con solfato di tallio, un sale incolore e insapore usato come veleno per i topi, che ha provocato nel prigioniero febbre, nausea, gonfiore allo stomaco e al cervello, prima di portarlo alla morte, avvenuta 10 giorni più tardi. Inoltre, ad avvalorare la tesi secondo cui lIs potrebbe introdurre anche lavvelenamento tra le sue folli e micidiali armi di terrore, un documento in cui l’arma chimica viene descritta come un “veleno letale ideale” sostenendo di essere “in possesso di una vasta quantità di soluzione per soddisfare le richieste”.
M.