L’agente Wilson, “ La mia coscienza è a posto”. Arriva la sentenza del Gran giurì di non incriminarlo. – di Glenda Fei

Dopo la tragedia avvenuta il 9 agosto scorso, ricompare in pubblico l’agente Darren Wilson per rilasciare un’intervista alla Abc News, dopo la decisione del Gran giurì di non incriminarlo per l’omicidio del diciottenne nero, Michael Brown. “Ho la coscienza pulita perché stavo facendo il mio lavoro”, afferma dispiaciuto l’agente per giustificare l’atto compiuto quel fatidico giorno. Il poliziotto ha raccontato le dinamiche di quel maledetto evento all’anchorman George Stephanopoulos, quando ha fermato il teenager perché sospettato di un furto di sigari.

 

“Mi ha sbattuto la portiera contro, ho cercato di respingerlo e mi ha dato un pugno, c’è stata una colluttazione. Ho cercato di afferrare il suo braccio, mi sono reso conto della forza che aveva. Mi sembrava Hulk. Quando gli ho detto di allontanarsi altrimenti avrei sparato, lui ha messo le mani sull’arma, ha cercato di afferrarla. Allora ho sparato, lui si è arrabbiato di più. E’ uscito dall’auto ed è fuggito, mentre io chiedevo rinforzi.” Alla domanda del giornalista “perché lo ha inseguito?”, lui risponde di aver fatto il suo dovere, “ci addestrano per quello”. “Poi ho visto che ha messo una mano in alto a forma di pugno, mentre l’altra era nella cintura”. A questo punto il reporter fa notare che secondo i testimoni Brown aveva le mani alzate. “Assolutamente no, non è corretto”, ribadisce Wilson.”Quando si è avvicinato mi son chiesto: posso legalmente sparargli? E mi sono detto che dovevo farlo e ho sparato. Mi dispiace, ma non avrei fatto nulla di diverso quel giorno. La mia coscienza è a posto”, conclude il suo discorso l’agente. Di fronte alla decisione del Gran giurì di non incriminarlo, sono nate violente proteste non soltanto a Ferguson, ma anche nelle principali città americane.

E’ intervenuto così sul caso Ferguson, il presidente Barack Obama a Chicago. “Dare fuoco ad edifici, bruciare auto, distruggere proprietà”, sono atti distruttivi “e non ci sono scuse per questo”, ha affermato il presidente. Secondo Obama le frustrazioni a cui l’America sta assistendo in questi giorni, non sono dovute solo a questo particolare incidente, ma hanno radici ben più profonde in diverse comunità. “Il problema non è solo un problema di Ferguson, è un problema dell’America”, sottolinea ancora Obama in un discorso ai leader della comunità di Chicago. Sono questi gli eventi che alla luce dei fatti mettono a rischio l’intera comunità americana.