La paura di una rivolta dell’uomo di strada, dei popoli, contro le élite bancarie spinge Juncker adire “io non insulto gli euroscettici, confrontiamoci: ho rispetto per loro, pongono domande e bisogna dibattere”. Il sentore che un malessere economico strisciante stia serpeggiando anche in Francia, Germania, Olanda… Il timore di aggressioni alle “istituzioni bancarie” lascerebbe presagire il peggio.
Così il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, parlando a Vienna (per il centenario della fondazione della Repubblica dell’Austria) ha cercato d’aprire un dialogo con euroscettici, nazionalisti e forze che contrastano la “supremazia bancaria”. “Loro pongono delle domande all’Europa e con loro bisogna dibattere, confrontarsi”, ha ripetuto più volte Junker.
Juncker ha poi affermato di avere “comprensione” per gli euroscettici: “ci sono molte persone che non sono di principio contro l’Europa, ha spiegato, ma hanno delle legittime domande da porre all’Europa”. “Chi lavora a Bruxelles come me – ha continuato ironico – può dare contributi massicci all’euroscetticismo”. Juncker ha affermato di essere lui stesso euroscettico: che se non fosse stato euroscettico, ha rimarcato, sarebbe rimasto a Lussemburgo, e non avrebbe trascorso il suo tempo a Bruxelles.
“L’Europa, l’Ue può essere portata avanti con successo solo se questo non avviene contro le nazioni – ha detto un Junker inedito -. Io non sposo l’idea di una sostituzione delle nazioni. L’Ue non diventerà gli Stati Uniti d’Europa sul modello degli Usa”, ha detto detto il presidente della Commissione europea, sottolineando che “la marcia dello stupido populismo e del nazionalismo deve essere fermata finché siamo ancora in tempo”. E queste ultime battute ci fanno capire che Junker tenta di colpire i popoli con l’astuzia.