“E’ da qualche giorno che rifletto su quanto sta accadendo intorno a me. Quello che accade è che moltissime persone si sono sentite offese da alcuni testi da me composti in passato e dalle immagini che li hanno accompagnati. Ho provato a spiegare che era un altro periodo della mia vita e che il rap ha un linguaggio descrittivo nel bene e nel male e rappresenta la cruda realtà come fosse un film. Purtroppo moltissime persone, forse che si avvicinano al rap per la prima volta, si sono sentite ferite. Me ne dispiaccio profondamente, non era e non sarà mai mia intenzione ferire qualcuno. La cosa più importante che voglio ribadire è che la musica mi ha dato una speranza e mi ha salvato la vita in un momento in cui avevo una marea di problemi ed è solo la musica che voglio portare sul palco di Sanremo. Per questo ad Amadeus ho proposto un brano che non ha quei testi e quelle immagini, che non avrà accanto la parola ‘Explicit’”.
E’ un Paese strano il nostro, che fa della lotta alle discriminazioni il suo fiore all’occhiello e poi, alla prima occasione di poter puntare il dito, non esita a lasciarsi andare ad un ‘esercizio liberatorio’ degno dell’Inquisizione. Come nel caso di Junior Cally, giovane rapper di Focene (località marina ad un passo dalla Capitale), processato giudicato e, addirittura, condannato, ancor prima di poter calcare il palco del Teatro Ariston!
Certo è vero che quella del rap è una dimensione straordinariamente ‘neorealista’, la visione ed il linguaggio che veicolano il pensiero o l’azione, sono aderenti alla realtà. Un vissuto apparentemente estremo perché ‘periferico’, emerso da un substrato culturale proletario, e dunque diretto. Non una scorciatoia verbale ma un vero e proprio sunto vitale di una realtà per molti ‘altra’, lontana, invece contemporanea e viva. Ecco, probabilmente il rap spaventa perché denuncia, gridandolo, il malessere delle nuove generazioni, quelle meno fortunate, emarginate in quella specie di ‘alveari’ periferici dove nessuno osa entrare. Ma per ipocrisia. Perché rappresenta il nostro dolore, quell’imperfetto che un’ampia fetta ella nostra società ormai non contempla più, a vantaggio di un ipocrita ‘perbenismo’ da copertina. Ad ogni modo non basta qualche frase estrapolata qua e là per poter ‘giudicare’ un’artista in toto, nella sua interezza emozionale. Nessuno ha mai ‘crocifisso’ poeti come Guccini per ‘L’avvelenata’, o De Andrè per le sue colte invettive nei confronti della borghesia.
“Trovo insopportabile – scrive Junior in un lungo post affidato ad Instagram – la sola idea della violenza contro le donne, in ogni sua forma. Sono un ragazzo, un uomo che fa del rispetto, non solo delle donne, ma degli esseri umani uno dei suoi valori cardine. Mamma Flora è la persona più importante della mia vita e da qualche mese c’è Valentina al mio fianco: siamo complici, amici, ci amiamo e rispettiamo. Questa è la mia vita e questo spero sarà il mio Sanremo”.
Ecco prima ascoltiamolo, cerchiamo di capirne il senso, cogliendone le sfumature, poi esprimete un giudizio. Diversamente, affidatevi all’eterna – e molto più ‘rassicurante’ – rima ‘cuore, amore’…
Max