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Johnson & Johnson: dall’Aifa il via libera al ‘richiamo’. La seconda dose avverrà attraverso un vaccino mRna

Inizialmente, per quanti ‘terrorizzati’ all’idea di doversi vaccinare (ma ‘costretti’ a farlo per esigenze lavorative), in molti pensarono al vaccino monodose come al male minore.

Inoltre, in quei mesi, infuriava la diatriba circa ‘l’eventuale sicurezza’ – dicevano i ‘soliti contrari’ – fra i vaccini a mRna (Pfizer e Moderna), e quelli invece ad adenovirus (AstraZeneca e, per l’appunto, J&J).

Vaccini: già dagli inizi il J&J era considerato il più ‘debole’ fra i 4 (con Pfizer, Moderna ed AstraZeneca)

Tuttavia, sin dagli inizi, su un punto i ricercatori erano concordi: fra tutti i vaccini anti-Covid, quello di Johnson & Johnson era quello che, in percentuale, assicurava um grado di protezione minore.

Tanto è che, lo scorso maggio, diverse riviste scientifiche, attingendo dagli studi clinici di fase 3 dei 4 vaccini, illustrarono che in termini di efficacia, il vaccino di Pfizer-Biontech assicurava il 95%, il Moderna il 94%, AstraZenecail 67% e, Johnson & Johnson  il 66%. Percentuali poi anche ‘riviste’ ma, in ogni caso, sempre posizionando J6J in coda.

J&J, ‘il richiamo’ a partire da 6 mesi dalla prima dose, con un vaccino a mRna

Oggi, che è stata accertato un consistente calo degli anticorpi indotti dai vaccini (anche se la questione ruota intorno alla ‘memoria immunitaria’: cioè le cellule del virus vengono comunque riconosciute ed eliminate), a sei mesi dalla seconda  somministrazione, si parla di eventuale terza dose per tutti.

A maggior ragione si rende quindi ‘comunque doverosa’ (al di là della categoria fragile di appartenenza o meno), l’inoculazione di una seconda dose, con un vaccino a mRna.

J&J, il Cts: “opportuna la somministrazione di una dose booster a partire da 6 mesi dalla prima dose”

A dare il ‘La’ è stata la Commissione tecnico scientifica dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), che raccomanda una ‘dose di richiamo’ per quanti hanno ricevuto 6 mesi fa il vaccino monodose anti-Covid. Nello specifico, chiamato a commentare la richiesta pervenuta dal ministero della Salute, il Cts si è espresso spiegando che “per i soggetti vaccinati con Covid-19 Janssen sia opportuna la somministrazione di una dose booster eterologa con vaccino a mRna (nei dosaggi autorizzati per la dose booster) a partire da 6 mesi dalla prima dose”.

J&J, l’Aifa: “Le evidenze più recenti confermano l’efficacia di una dose booster”

Come si legge infatti in una nota dell’Aifa, ”Premesso che il vaccino Covid-19 Janssen è l’unico vaccino autorizzato con schedula monodose e che, in ambito vaccinologico, una dose di richiamo, o booster, può essere considerata una strategia consolidata per la maggior parte dei vaccini, l’opportunità di prevedere una dose di richiamo appare supportata da un solido razionale. Le evidenze più recenti confermano l’efficacia di una dose booster (soprattutto con vaccino a mRna) nel potenziare la risposta immunitaria al vaccino Covid-19 Janssen”.

J&J, l’Aifa: “Con il passare dei mesi si osserva un lento declino dell’efficacia vaccinale”

Questo perché, prosegue la nota, “I dati disponibili indicano una sostanziale stabilità della risposta immunitaria, sia umorale che cellulare, fino a 8 mesi dalla somministrazione di una dose di vaccino Janssen. Anche la protezione nei confronti di malattia grave, ospedalizzazione o morte risulta sostanzialmente stabile fino ad almeno 6 mesi dalla vaccinazione”. Questo proprio perché “Con il passare dei mesi si osserva un lento declino dell’efficacia vaccinale nei confronti delle forme lievi/moderate di malattia”.

Max

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Max Tamanti