JOBS ACT PASSA ALLA CAMERA CON 316 SI MINORANZA PD E OPPOSIZIONI NON PARTECIPANO AL VOTO

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     E’ passato con 316 si’ e 6 no il ’Jobs act’ alla Camera. Ora il provvedimento passa al Senato. 
     Il bassissimo numero di voti contro si completa con l’uscita dall’Aula di una larga fetta delle opposizioni, e una nutrita pattuglia di deputati Pd, che hanno manifestato cosi’ il loro dissenso. Non hanno partecipato al voto uscendo dall’Aula M5s, Forza Italia e Lega, più trenta deputati ’dissidenti’ del Pd che, pochi minuti prima della votazione finale, hanno firmato un documento per spiegare le ragioni del dissenso. Mentre la componente di Pippo Civati si è espressa contro. Hanno votato no rimanendo in Aula anche Francesco Saverio Romano di Forza Italia e Gianni Melilla di Sel, mentre Massimo Corsaro, di Fratelli d’Italia-An, ha votato sì in dissenso dal gruppo.All’interno del Pd, come detto, non si placano i malumori della minoranza. Il presidente del partito, Matteo Orfini, ha fatto un appello in extremis ai ’dissidenti’: “Abbiamo raggiunto una larghissima unità sul testo, spero che per rispetto della discussione fatta, dei cambiamenti apportati, del lavoro di ascolto reciproco e della nostra comunità, si voglia fare tutti un ultimo sforzo in Aula” In Aula, durante le dichiarazioni di voto finali, ci sono state le contestazioni di alcuni spettatori con addosso magliette rosse della Fiom. La minoranza Pd, circa 30 deputati, ha firmato un documento in cui ha espresso le sue perplessità sul testo. Alcuni non hanno partecipato al voto, mentre altri, tra cui Pippo Civati, hanno votato contro il provvedimento. La decisione dopo una riunione a Montecitorio, dove erano presenti tra gli altri Stefano Fassina, Gianni Cuperlo, Rosy Bindi e Alfredo D’Attorre.“Non parteciperò al voto – aveva dichiarato nel pomeriggio D’Attorre – perché nonostante il lavoro meritevole della commissione l’impianto della delega non è ancora soddisfacente ed è irrisolto il nodo delle risorse per gli ammortizzatori sociali”. Amareggiato Civati perché la minoranza Pd non è riuscita a trovare una soluzione condivisa: “Il tema era dare un segno che si capisse all’esterno. Secondo me o si vota contro o si esce il messaggio è uguale”.