Con il jobs act cambiamo gli ammortizzatori sociali, riduciamo le forme contrattuali, allarghiamo il diritto alla maternità,ma tutti guardano all’articolo 18. Queste le parole di un agguerrito Renzi dal palco della Leopolda. L’articolo 18 è una norma degli anni settanta che non va bene per come cambiano velocemente le cose nel mondo del lavoro dei giorni nostri.
Dall’altra parte le risposte del leader della Cgil che non indietreggia. Il governo deve schierarsi con i più deboli troppo facile stare con i forti,non tutelando i lavoratori non si risolverà il problema delle assunzioni.
Tutto si è svolto in un clima teso che ha avvolto anche l’incontro tra i rappresentanti dei sindacati e i ministri Padoan, Madia e Poletti insieme al sottosegretario della presidenza del Consiglio dei ministri Delrio che dichiara la possibilità di migliorare la legge di stabilità,ma non bocciando in pieno tutta la manovra. Tale incontro è stato definito surreale dalla sindacalista Cgil che con parole dure ha dichiarato che il governo non vuole misurarsi con le parti sociali, dichiarazioni condivise da parte degli altri rappresentanti di Cisl e Uil.
D’altro canto la posizione di Renzi in merito a tutta la faccenda è stata chiarita durante la trasmissione 8 e mezzo dove ha affermato che il governo non deve trattare con i sindacati, le riforme sono un bisogno del paese anche per interfacciarsi con l’Europa, è ora di impedire che uno solo blocchi tutti come è avvenuto in passato, questo è che blocca l’Italia, noi andiamo avanti.
In queste ore la legge viene discussa alla camera dove risulta più ampia la parte interna al Pd contraria a vari punti della legge sul lavoro, smentita da tutti l’eventuale scissione del Pd, ma sarà tra poche settimane che la discussione arriverà sui punti salienti e si vedranno le reazioni delle parti.
Se da un lato questa riforma dà credibilità all’Italia al livello economico, molte sono le paure sulla sicurezza dei lavoratori che vedono il rischio di un ritorno ad un fantomatico regno del terrore dove un licenziamento disciplinare potrebbe essere libero da qualsiasi giudizio esterno ed essere così uno strumento in mano di eventuali sfruttatori. Proprio questo l’ago della bilancia che regge l’intera legge-delega, qui, forse, lo spiraglio dove il governo potrebbe trovare il punto di incontro con la Cgil e gli antagonisti interni.