Je suis Charlie: il grido di pace che fa più rumore dei proiettili- di Simone Lorusso

A poco più di 24 ore dal brutale attacco alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, Parigi, le sirene ancora non smettono di suonare. Dopo una nottata passata tra arresti, manifestazioni di solidarietà e interrogatori, stammattina, secondo Le Parisien, sono stati localizzati i due fratelli ricercati, identificati grazie al ritrovamento di una carta d’identità all’interno della Citroen C3 usata per l’assalto. Said e Cherif Kouachi, entrambi reduci dalla guerra di Siria, sarebbero stati visti nei pressi di Villes-Cotterets, città della Picardia a nordest di Parigi, in viaggio su una Clio bianca con la targa nascosta. All’interno, impietose, ci sarebbero ancora le armi dell’assalto.  L’altro sospettato, invece, è Amid Mourad, 18 anni, il quale si è presentato nel corso della notte alla polizia a Charleville-Mezières, vicino al confine con il Belgio. Il suo coinvolgimento effettivo, però, rimane ancora un mistero, in quanto avrebbe un alibi di ferro per la mattina di ieri, quello di trovarsi tra i banchi di scuola, come confermato da un liceale amico, anch’egli ascoltato dalle autorità francesi.

L’ipotesi che circola nelle ultime ore è quella di un caso di omonimia tra il ragazzo e l’effettivo ricercato, cosa che avrebbe spinto Amid a presentarsi alle autorità. La ricerca, però, non si è concentrata soltanto su questi indagati ma, anzi, ha coinvolto anche altre sette persone fermate, di cui quattro a Reims, come conferma il primo ministro Manuel Valls. Una precauzione doverosa per riconoscere, al più presto, gli assassini che hanno colpito al grido “Allah Akbar” (Dio è grande). Un grido, di solidarietà stavolta, si è levato anche da tutte le testate mondiali per rivendicare la libertà di stampa. Stampa, quella di Charlie Hebdo, che si divertiva a rappresentare con vignette, a volte un po’ spinte, volti noti al mondo musulmano, partendo da uomini politici e finendo con Maometto. Da qui le prime minacce, sempre respinte duramente dal direttore “Charb”. Rimarrà indimenticabile la sua ultima vignetta, rappresentante un talebano con tanto di kalashnikov in spalla e promessa di “auguri” prima della fine di Gennaio. Questo, si trova su tutti i quotidiani oggi, accanto al racconto dell’uccisione assurda di 12 uomini, tra cui 4 vignettisti famosi e proprio il direttore “Charb”. Quotidiani uniti da un solo grido, di pace. Je suis Charlie.